Ndrangheta al Nord, maxi processo a mafiosi e politici - Diritto di critica
di Enrico Ruffino
Dopo solo un anno e mezzo dal maxi blitz del 13 luglio 2010, le cosche incassano la sentenza di primo grado. Con rito abbreviato, il pm di Milano, Alessandra Dolci, voleva che si facesse in fretta. Così, nel tardo pomeriggio di sabato, il giudice Roberto Arnaldi ha emesso la sentenza: 110 condanne, 5 assoluzioni, 4 non luoghi a procedere (perché tre già condannati in altri procedimenti e un quarto per estinzione del reato essendo morto l’imputato).
Il processo infinito.
Per il numero di imputati, 119, e per i tempi, solo 16 mesi, il processo giunge a una sentenza record, contro il tempo. Il processo è partito dal maxi blitz del 13 luglio 2010 che vide circa 300 arresti tra Calabria e Lombardia e in cui i pm acquisirono diversi filmati clamorosi: uno tra tutti quello di una riunione di cosche milanesi, a Paderno Dugano, in un centro chiamato – clamorosamente- Falcone e Borsellino e in cui si eleggeva ad unanimità, per alzata di mano, “il mastro generale ” Pasquale Zuppia, oggi condannato a 12 anni in primo grado. Il pm,Alessandra Dolci, la scorsa estate arrivò a chiedere 118 condanne e l’assoluzione di Antonio Oliviero, assesore di origini calabresi della giunta provinciale di Filippo Penati indagato per favoreggiamento e truffa aggravata. Richiesta assolta in questo primo grado di giudizio.
Condanne per politici e boss.
Condanna pesante per Alessandro Manno, capo della cosca locale di Pioltello, che si vede infliggere 16 anni di reclusione, 14 anni, invece, per Cosimo Barranca, capo della cosca Milanese, 12 al capo dei capi Zappia e 14 a Vincenzo Mandalari, boss e imprenditore, a capo della cosca di Bollate. Condannato anche un politico: Pasquale Valdes, ex sindaco di Borgarello in provincia di Pavia, a un anno e 4 mesi di carcere. Come già detto, invece, l’assoluzione arriva, come richiesto, per Antonio Oliviero.
Mafia e massoneria e politica.
Le condanne di sabato sono solo sentenze di una parte del processo. Quello celebrato per rito abbreviato e alla cui testa sta il pm Alessandra Dolci. L’altro filone del processo, istituito da Ilda Boccassini e Forno, invece viene svolto per rito immediato e vede imputati personaggi come Pino Neri, noto avvocato tributarista e massone dichiarato, che interloquiva con Cosimo Barranca tramite ex manager della regione Lombardia come Pietro Pilello e l’ex direttore dell’asl di Pavia, Carlo Antonio Chiriaco. La sentenza di oggi accerta, inanzitutto, che la mafia al nord esiste ma non accerta il ruolo della politica in questa faccenda, se non per la condanna di Valdes. Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, però conta 13 politici che avrebbero ricevuto benefici in termini elettorali ma il riscontro nelle sentenze, almeno per ora, non è stato trovato.
Urla e fischi durante il processo ad avvocati e magistrati.
Il verdetto arriva dopo 32 ore di camera di consiglio. Il giudice, Roberto Arnaldi, lo aveva fissato per la mattina del venerdì ma è stato costretto a rimandarlo per le 17 del pomeriggio seguente, ufficialmente perchè era indetto uno sciopero di alcuni penalisti. Ma neanche nel pomeriggio si presenta e quando il cancelliere annuncia che la sentenza è rinviata al giorno successivo scoppiano le bagarre dentro l’aula: imputati urlano, strattonano e sputano contro avvocati e magistrati. Il giorno dopo, durante il verdetto, avviene la stessa cosa ma con l’accentuazione delle proteste nei confronti degli avvocati. In realtà, al di là dello sciopero, il giudice ha preso tempo: la difficoltà e i numeri erano abissalmente grandi e altre ore in più hanno permesso un’equa sentenza.
Uno schiaffo a chi sosteneva che la mafia al nord non esiste.
E’ un vero e proprio schiaffo in faccia a chi sosteneva che la mafia al nord non esiste. Roberto Saviano, nella sua trasmissione su rai3 di sei mesi fa, aveva parlato di questo fenomeno suscitando numerose polemiche sopratutto in ambito leghista. Il carroccio, infatti, sosteneva la completa estraneità delle mafie al nord ma le circostanze, già denunciate da Saviano e da Barbacetto e Milosa nel loro libro ” le mani sulla città”, sono chiare e la sentenza conferma: la mafia ha esteso il proprio potere anche al nord.
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Io abito a Reggio Calabria e sono felice di leggere questa notizia.
C’è molto da fare poiché quello che ora è un dato di fatto da tempo invece era un dato conosciuto ma ignorato.
La lega ha i suoi motivi per smentire la presenza della mafia al nord, sopratutto quella calabrese. Basta fare una semplice ricerca in rete per vedere da quanto tempo lega ed ‘ndrangheta sono un connubio vincente per i loro interessi.
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