Santanchè, Rotondi e Scilipoti: un nuovo partito contro Monti? - Diritto di critica
Regge o non regge? Questo è il dilemma. Il Pdl è sempre più spaccato nonostante le parole rassicuranti dell’ex premier e (ex?) leader Silvio Berlusconi. Il Cavaliere cerca di tranquillizzare i suoi: “Monti dura fino a quando vorremo, possiamo staccare la spina quando vogliamo”. Ma queste parole non bastano. Così dopo i frondisti di Fini, quelli anti-Tremonti e quelli anti-Berlusconi, ecco la nuova fronda: gli anti-Monti.
La nuova fronda per il voto subito. Daniela Santanchè, Gianfranco Rotondi e Saverio Romano guidano la rivolta. Così, nonostante gli inviti all’unità arrivati sia da Silvio Berlusconi sia da Angelino Alfano, i falchi del Pdl vogliono mettere le cose bene in chiaro: questo governo costituito esclusivamente da tecnici non piace, “elezioni subito”. Si tratta di una ventina di deputati e nessun senatore disposti anche a lasciare il partito. Tra questi, oltre alla “passionaria” Santanchè, al leader del partitino Democrazia Cristiana per le Autonomie e all’ex ministro dell’Ambiente indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, ci sono personaggi del calibro di Domenico Scilipoti e Antonio Martino (ex sergente di ferro del primo governo Berlusconi ed ex ministro della Difesa tra il 2001 e il 2006). Una ventina in tutto e nessun scajoliano. La fronda, su ordine di Silvio, voterà la fiducia ma poi deciderà caso per caso, anche contro il volere del partito.
“Rivolta democratica”. Ma qualcuno pensa che questa fronda sia qualcosa di più che un mal di pancia interno. Infatti, secondo indiscrezioni comparse su Libero, la Santanchè e Romano vorrebbero andare oltre e creare da subito un gruppo parlamentare autonomo che si metterà all’opposizione insieme alla Lega. Il gruppo potrebbe chiamarsi “Rivolta democratica” con un doppio obiettivo: elezioni subito e arrestare la campagna acquisti avviata dal terzo polo negli ultimi giorni. Il timore per la Santanchè e per Romano è quello di finire stritolati tra la Lega e il terzo polo che, dopo la caduta di Berlusconi, potrebbe rubare voti non solo in Parlamento ma anche in caso di voto. D’altronde non sono stati pochi i deputati che hanno deciso di confluire nel partito di Pierferdinando Casini.
Verso la “secessione”. In ogni modo sta di fatto che i frondisti non vogliono diventare la ruota di scorta del governo Monti, tanto apprezzato da Pd e Udc. “Questa è una parentesi della democrazia”, spiega la Santanchè. “Trovo indecente l’ipocrisia della sinistra contenta dell’ingerenza dei poteri forti”. E Rotondi rincara la dose: “Tecnicamente nasce un centro-sinistra con fido bancario”.