Passera, il banchiere che dovrebbe salvare l'azienda Italia (e gli italiani?) - Diritto di critica
Corrado Passera salverà l’azienda Italia, come ha salvato Intesa San Paolo e Poste Italiane? E chi salverà in questa crociata? La battaglia dell’ex presidente della banca torinese – ora ministro delle Infrastrutture e dello Sviluppo Economico – è appena iniziata. Il successore del trio Scajola-Berlusconi-Romani ha il curriculum in regola per risollevare l’impresa-paese, ma a quale costo? La morte delle pmi?
Passera è un uomo da situazione disperata. Quando entra in un’organizzazione sull’orlo della bancarotta – sia privata che pubblica – riesce nel giro di pochi anni a riportarla in attivo, inventando nuovi investimenti a fronte di una massiccia dieta dimagrante. Lo ha già fatto con le Poste Italiane: a lui si deve la nascita dei servizi finanziari di Banco Posta, e con essa il pareggio di bilancio raggiunto in 2 anni. L’operazione è costata 22mila licenziamenti e la precarizzazione dei neoassunti su contratti triennali: questi ultimi hanno anche dovuto pagare ai colleghi prepensionati i contributi mancanti, lasciando l’azienda senza impegni. Nel privato Passera ha preso da zero il nuovo Banco Ambrosiano di Calvi per trasformarlo nell’attuale gruppo Cariplo (tra i primi 6 in Italia), ha inventato la fusione Banca Intesa – San Paolo Imi (anche qui con massicci licenziamenti, e forse una punta di aiuto politico dal centrosinistra del quartierino) e traghettato la sua creatura oltre i marosi della crisi, con meno danni delle rivali.
Monti ha affidato a questo banchiere-prodigio i due dicasteri più scottanti, unificati in uno solo di formato maxi: Infrastrutture e Sviluppo Economico. I settori più difficili, perché nessun investitore estero o italiano crede davvero nella capacità di investire del nostro Stato – ed è su questo che si gioca la sopravvivenza dell’Italia tra le economie avanzate. Passera dovrà selezionare i progetti, tagliare i rami morti e rivalutare le scommesse vincenti. Sul piatto ci sono ancora le decisioni scottanti del piano Telecomunicazioni – col digitale terrestre in corso di realizzazione – le Grandi Opere del settore trasporti e i fondi per le piccole e medie imprese. Senza dimenticare la green economy, in particolare gli incentivi alle rinnovabili e le scelte sull’energia.
Il rischio maggiore è la prospettiva da “tagliatore di teste” di Passera. Il banchiere comasco rassicura i mercati finanziari, ma minaccia le imprese piccole: molti lo considerano campione dell’accorpamento aziendale, “accentratore” in termine dispregiativo . Convinto sostenitore delle fusioni e delle economie di scala (più sei grande più risparmi nel produrre), potrebbe imporre alle aziende la scelta grow or die: cresci o muori. Con la soppressione di moltissime pmi e posti di lavoro, considerate l’humus economico dello Stivale. Nel settore dell’energia, questo significherebbe centralismo – in chiave nuclearista, in appoggio al neoministro dell’Ambiente Clini. E nei trasporti, l’accelerazione su Tav e Ponte sullo Stretto (sempre che si vogliano proseguire, e sul secondo il neoministro non ha voluto pronunciarsi). Una manna per i grandi capitali bancari, che potrebbero investire su progetti “blindati” ed enormi: ma il lastrico per le aziende medio-piccole, tagliate fuori dai veri investimenti.
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Una sola domanda: da quando in qua le PMI vivono di aiuti statali e appalti pubblici ?
Da quando in qua i grandi cantieri vengono vinti dalle aziendine famigliari che costituiscono il tessuto socioeconomico dell’Italia ? In che libro ?Non vedo così tante differenze con quel che è sempre esistito fino a ieri e cioè: PMI che combattono contro la crisi ( e lo Stato vampiro ) per riuscire ad arrivare alla fine del mese, senza aiuti e senza respiro, unicamente con voglia, spirito di sacrificio e coraggio. Perlomeno questa è la realtà delle centinaia dei miei clienti e fornitori PMI.
Per le grandi aziende invece funziona così: fino a ieri hanno continuato a prendere contributi e casse integrazione ( normali e straordinarie ), a nominare politici “vicini” e “amici”, a ritrovarsi con capannoni nuovi di zecca a spese della collettività grazie al lease-back ( che nella mia provincia assume connotati a dir poco scandalosi ) con enti pubblici o ( in un caso ) a ritrovarsi costruito un capannone secondario solo perchè aveva preso una grossa commessa e ha chiesto aiuto a “mamma provincia” per evaderla. Abbiamo anche il caso di un inceneritore di una grossa azienda che ammorba i vicini ma secondo le analisi fatte dall’agenzia ambientale è “tutto a posto” ( nonostante 2 dita di polvere nera sui balconi delle abitazioni limitrofe ). Ad un’altra hanno dedicato pagine di giornale per una risibile collaborazione con Renzo Piano relativamente alla costruzione di un grazioso ornamento mascherato da “grande innovazione tecnologica”.
Potrei andare avanti per 2 giorni.Questa è la realtà nella mia provincia, una provincia del Nord Italia.
Non capisco in che misura l’arrivo di Passera dovrebbe distruggere le PMI in una realtà come questa…
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Forza Berlusconi, datti da fare per bloccarli
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