I "nuovi italiani", un'opportunità da cogliere fino in fondo - Diritto di critica
In questo momento difficile per l’Italia, ieri è stata una giornata di grande interesse, da non sottovalutare. I “nuovi italiani” potrebbero essere il carburante che stavamo per finire, il sogno che volevamo realizzare. Se l’immigrazione è gestita naturalmente, evitando la tanta burocrazia, la politicizzazione e soprattutto evitando la paura, potrebbe essere la grande risorsa per far ripartire il paese non solo economicamente, ma anche culturalmente.
Il presidente, Giorgio Napolitano ha incontrato ieri al Quirinale i cittadini “di origine immigrata” che hanno scelto la cittadinanza italiana. I figli di immigrati, nati nel territorio italiano, sono oltre mezzo milione, quelli che studiano nelle nostre scuole 700 mila, ma ancora pochissimi di loro riescono ad avere la cittadinanza. In 20 anni, dal 1991 ad oggi, la presenza dei residenti stranieri è aumentata di 12 volte. Un aspetto non secondario e una presenza da non ghettizzare. “All’interno dei vari progetti di riforma delle norme sulla cittadinanza – ha detto il presidente – la principale questione rimane oggi quella dei bambini e dei ragazzi”. Troppi di questi bambini e ragazzi, a causa di una normativa vecchia, non possono considerarsi ufficialmente nostri concittadini. Ciò nonostante nella vita quotidiana lo siano. Molti di loro, infatti, conoscono la nostra costituzione, la lingua italiana e fanno della democrazia italiana uno stile di vita partecipativo, più di molti cittadini “autoctoni”.
L’Italia senza di loro, oltre ad essere più vecchia “avrebbe meno potenzialità di sviluppo” ha ricordato ai più distratti Napolitano. “Sono convinto che i bambini e i ragazzi venuti con l’immigrazione facciano parte integrante dell’Italia di oggi e di domani”, ha detto Giorgio Napolitano, aggiungendo che chi non capisce la portata del fenomeno migratorio e quanto servano gli immigrati all’Italia non sa guardare alla realtà e al futuro.
Il legame con le origini, può dar man forte e sviluppare un’Italia migliore. Una pluralità di lingue, di ingegno e le più svariate intelligenze non possono che farci costruire un’Italia migliore. Non sottovalutando la cultura di provenienza e non cancellandola, “l’importante – ha detto ancora Napolitano – è che vogliano vivere in Italia e contribuire al benessere collettivo condividendo lingua, valori costituzionali, doveri civici e di legge del nostro paese”.
Per il presidente è “indispensabile rimettere in moto – anche per nuovi italiani – l’ascensore sociale a lungo bloccato, mettendo al centro il merito, che significa non solo equità, ma anche crescita” e per questo bisogna superare la logica “delle raccomandazioni” dando più spazio alle capacità personali.
Da qualche tempo 19 Organizzazioni della società civile stanno promuovendo una campagna nazionale sui diritti di cittadinanza chiamata “l’Italia sono anch’io”. Chiedono una riforma del diritto di cittadinanza che preveda la cittadinanza italiana anche per i bambini nati nel nostro Paese da genitori stranieri regolari e una nuova norma che amplii il diritto elettorale amministrativo ai lavoratori regolarmente presenti in Italia da cinque anni. Per raggiungere questi obiettivi le due proposte di legge di iniziativa popolare debbono raccogliere 50mila firme entro la fine di febbraio 2012.
“Il presidente Giorgio Napolitano – commentano le organizzazioni – ha indicato ancora una volta con grande nettezza e lungimiranza i valori fondamentali della nostra convivenza civile. E ha ricordato non solo il contributo ideale rappresentato dai ‘nuovi italiani’, ma anche il loro apporto concreto allo sviluppo del Paese, con particolare riferimento alla sostenibilità del debito pubblico”.
“Quella sulla cittadinanza – concludono – rappresenta forse la più importante tra le riforme a costo zero che possono essere fatte in Italia per valorizzare risorse ed energie, lanciando un segnale di coesione e di fiducia al Paese nei confronti del futuro”.