Genova, quel manuale del Comune che annunciava il disastro - Diritto di critica
L’assurdo è che il Comune di Genova aveva previsto il disastro ancor prima che la natura si ribellasse. La cosa illogica è che si è sprecata una montagna di carta per raccontare possibili disastri. Da anni, gli abitanti sono stati bombardati da messaggi su come comportarsi in caso di frane o inondazioni. Era diventata una normalità convivere con “infide” allerte, senza fare praticamente nulla.
Impossibile che in tutti questi anni a nessuno sia venuta in mente un’idea per prevenire i disastri. Forse, per salvare le nostre vite, ci vogliono soldi e non ci sono. Per comprare le Maserati si. E’ bastato lavarsene le mani con comunicati scritti e allarmi, senza pensare che prima o poi sarebbe successo per davvero.
Spulciando sul sito del Comune di Genova si possono trovare file Pdf sui “Comportamenti di auto protezione” sul rischio inondazioni e sul rischi frane. Addirittura, in un file, sono raccolti minuziosamente tutti i civici di Genova a rischio frana, molti dei quali colpiti dall’inondazione di questi giorni.
Siamo d’accordo che il problema c’era da molto tempo e nessuno lo nasconde. La semplice domanda che si può fare alle istituzioni è: se si prevedeva che prima o poi sarebbe successo, perché non si sono fatti lavori per rafforzare gli argini e pulire periodicamente il torrente? In fondo, bastava poco. Ad esempio, si poteva monitorare costantemente il torrente affinché non si intasasse con rami e sporcizia.
“Se le precipitazioni sono molto intense o molto prolungate, la quantità d’acqua che raggiunge il corso d’acqua può crescere in modo significativo. Il fiume si ingrossa, fino a raggiungere il livello cosiddetto di piena” viene spiegato all’interno di uno dei pdf caricati sul sito del Comune di Genova. Facendo una lezione di geografia, il documento, ci spiega che se il fiume incontra un restringimento, causato anche dall’accumulo di alberi, detriti, sporcizia varia, “l’altezza dell’acqua supererà quella degli argini e le acque cominceranno a fuoriuscire, allagando il territorio circostante, le campagne ed i centri abitati” trasportando a valle terra, rocce e alberi. Provocando, con la sua forza, anche il crollo degli edifici.
La prima difesa, per evitare che ci si trovi dinanzi a questo disordine naturale, è conoscere il rischio ed adottare comportamenti di grande prudenza, dice il Sindaco Marta Vincenzi nel comunicato. Se risiedi in aree riconosciute a rischio inondazione (e tutte le strade e civici sono elencati nel sito), “evita di soggiornare e/o dormire a livelli inondabili”. Questo è il paradosso: prima si fa costruire a tre metri dagli argini, si condona, poi, si dice che è pericoloso e sarebbe meglio evitare di soggiornarci.
Immaginate di vivere anni ed anni con lo stesso terrore che scorre nelle vene di ogni cittadino di Genova. Si vive con un’ansia che non passa mai:“Predisponi paratie a protezione dei locali situati al piano strada, chiudi/blocca le porte di cantine e seminterrati e salvaguarda i beni mobili collocati in locali allagabili. Presta attenzione alle indicazioni fornite dalle autorità, dalla radio o dalla tv“. Se l’evento è in corso, si legge di “non soggiornare e/o dormire a livelli inondabili. Se sei in casa e non puoi abbandonarla, sali ai piani superiori e attendi l’arrivo dei soccorsi. Eviterai di essere travolto dalle acque”. Poi, a valanga, altre accortezze del tipo: “Non utilizzare l’acqua finché non viene dichiarata nuovamente potabile e non consumare alimenti esposti all’inondazione potrebbero contenere agenti patogeni o essere contaminati. Ricordati di tenere con te i documenti personali ed i medicinali abituali, ti possono essere indispensabili se casa tua risultasse irraggiungibile per parecchio tempo. Indossa abiti e calzature che ti proteggano dall’acqua, è importante mantenere il corpo caldo e asciutto. Segui con attenzione la segnaletica stradale ed ogni altra informazione che le autorità hanno predisposto”. Sembra una barzelletta o un semplice vademecum dove infilarci di tutto. Non si sa mai succeda per davvero.
In un estratto, dai verbali delle ordinanze del sindaco del 23 ottobre 2008, la Vincenzi “Ordina (scritto in lettera maiuscola n.r.d.) agli amministratori di condominio di edifici ubicati nelle aree di cui in premessa, di informare periodicamente ed almeno una volta all’anno i proprietari nei modi più efficaci ed efficienti, del rischio a cui sono esposti e dei comportamenti di autoprotezione da adottare”. Con questo estratto sembrerebbe che il Comune scarichi la responsabilità sugli amministratori di condominio.
Le colpe dei nostri padri. Per colpa dei nostri padri salutiamo per sempre Shpresa Djala (28 anni) e le sue figlie Janissa (quasi un anno) e Gioia (8 anni). Sotto il fango sono rimaste anche Angela Chiaromonte (40 anni), Evelina Pietranera (50 anni) e Serena Costa (19 anni): “E’ evidente che si è costruito dove non si doveva, ma forse si possono trovare interventi che scongiurino il ripetersi di questi disastri” diceva subito dopo l’accaduto il presidente del consiglio Silvio Berlusconi.
Circa cinquanta/cento anni fa i nostri padri hanno costruito dove non si doveva. Questo è un punto dove tutti sono d’accordo, anche perché nessun politico di allora può risponderci più. Cementificazioni selvagge, condoni e poco rispetto per la natura, ci hanno portato ai disastri odierni. Ora? cosa si può fare? Forse i condoni tanto cari al governo sono la strada giusta? Forse la cementificazione smisurata? Tra cinquanta/cento anni saranno i nostri figli a piangere per colpa nostra.
Ci si lamenta quando la natura si ribella alla violenza degli uomini e alla cementificazione. Si narrano le tragedie in diretta, piangendo le vittime e cercando di scavare montagne di fango. Poi, una volta passato l’uragano della vergogna, le regole vengono di nuovo ignorate. I nostri figli dovranno fare i conti con la nostra incuria. Come noi stiamo facendo i conti con le nefandezze passate.
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