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Diritto di critica | December 26, 2024

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Dimissioni, anzi no. La lunga agonia di Silvio (e del Paese) - Diritto di critica

Dimissioni, anzi no. La lunga agonia di Silvio (e del Paese)

Berlusconi tentenna, poi dichiara: “Non mi dimetto”. E se ne va a Milano a pranzo con i figli. Eppure, secondo la testimonianza di un dirigente del Pdl intervistato questa mattina da Franco Bechis vicedirettore di Libero, domani darà le dimissioni, proponendo subito il nome di Gianni Letta.

Fuga a Milano. Quella testa di c***o oggi deve andare a Milano, ha degli appuntamenti. Torna stasera e si dimetterà domani”, spiega l’anonimo al telefono con Bechis riferendosi a quanto dichiarato ai vertici del partito nella scorsa notte. “Doveva farlo questa mattina ma…ogni ora che passa…oggi se ne vanno 2 o 3”, continua il dirigente del Popolo della Libertà. E domani cosa accadrà? “Proporrà Letta ma l’Udc non lo accetta, perché vuole imporre il Pd (dentro una coalizione di larghe intese – ndr) ma noi il Pd non possiamo accettarlo”. Ma l’insofferenza è palpabile. E il leader carismatico ha perso la sua credibilità anche all’interno del partito: “Secondo tutti noi doveva dimettersi questa mattina, non andare a Milano…adesso nelle prossime ore ne escono ancora altri 2, 3 o 4”.

Come trascinare nel baratro il partito. Insomma, l’impressione all’interno del Pdl è il forte scollamento del premier dalla realtà. L’impero crolla ma lui non se ne rende conto. Il suo carisma, il suo potere, la sua enorme maggioranza non ci sono più. Ma come tutti i potenti alla fine del proprio ciclo non ammette di essere sconfitto, non ammette di non essere più amato. E così anche i suoi fedelissimi iniziano a voltargli le spalle. L’unica strada concepibile per Berlusconi è forse quella di resistere fino alla “morte”, come un moderno Hitler, trascinandosi con sé il Pdl e forse anche il Paese. Così nel pomeriggio, dopo il pranzo con i figli, l’annuncio: “Domani porrò la fiducia sulla lettera inviata alla Ue e alla Bce. Voglio vedere in faccia chi proverà a tradirmi”.

Fiducia in Parlamento, sfiducia sui mercati. Ma la sfiducia oggi è già stata votata dai mercati. Quando Bechis e Giuliano Ferrara hanno diffuso la notizia delle imminenti dimissioni, lo spread si è ridotto e la Borsa di Milano ha preso il volo. Poi con la smentita il mercato finanziario ha tirato il freno a mano. Segno evidente che il premier non ha più credibilità.

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