Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

Diritto di critica | November 21, 2024

Scroll to top

Top

Gorgona, l'isola che rischia la solitudine - Diritto di critica

Gorgona, l’isola che rischia la solitudine

Vista dal lungomare di Livorno, l’isola di Gorgona ha sorprendentemente le sembianze di un volto di donna, austera e regale, nel mare dell’Arcipelago Toscano. Ora c’è chi vuole conquistarla a tutti i costi, ma i 64 residenti che da generazioni la abitano non ci stanno. L’agenzia del Demanio ha lanciato un ultimatum: entro il 31 dicembre i residenti dell’isola dovranno lasciare le loro case, a detta delle autorità non a norma, per permettere la ristrutturazione degli impianti.

I pescatori del luogo, però, affermano che lo sfratto non consentirà loro di poter rientrare a Gorgona, una volta terminati i lavori. Per questo hanno costituito un comitato e annunciano battaglia: «Noi gorgonesi resteremo per sempre sull’isola – promette Antonio Brindisi, l’anima della protesta – nessun ente potrà mandarci via, per farlo dovranno spararci e passare sui nostri cadaveri».

Appena due chilometri quadrati, una delle più belle isole italiane, Gorgona è un antico villaggio di pescatori, giunti dalla Toscana più di due secoli fa; dal 1861 ospita anche un carcere, prossimo alla chiusura dati gli alti costi (20 milioni di euro all’anno). Complessivamente abitano qui circa 200 persone, tra civili, guardie carcerarie e detenuti. I residenti si sono sempre arrangiati da soli, effettuando riparazioni e messa in sicurezza delle case, rispettando la bellezza naturale del luogo.

Ora che lo sfratto è imminente (l’ultimo avviso è arrivato per posta il 27 ottobre scorso), i gorgonesi hanno scritto una lettera al presidente Napolitano affinché intervenga: «Siamo gli ultimi abitanti di un borgo di pescatori – si legge nella missiva – il nostro paese e la nostra storia stanno per essere cancellati da una decisione improvvisa del Demanio di Stato. La preghiamo affinché si trovi un’intesa tra le due parti».

Sono anni che Gorgona fa gola a molti, e pare quasi che lo Stato non sappia che farsene. Nel 2002, quando era ministro della Giustizia Castelli, si parlò a lungo di vendere beni demaniali, e l’isola divenne per un certo periodo la prima candidata, con una valutazione di 5 milioni di euro. Lo status di Parco Nazionale l’ha salvata più volte dal divenire preda di spregiudicati imprenditori, anche se nel giugno scorso circolava la voce di un interessamento da parte del magnate texano Andrew Beal, pronto a soddisfare la passione per il poker con un casinò nuovo di zecca (impresa peraltro vietata dal Piano del Parco dell’Arcipelago).

Ma a sentirsi indesiderati sono gli stessi abitanti di Gorgona. Agli inizi dell’anno il Ministero della Giustizia ha deciso di interrompere i collegamenti (già poco frequenti) con la terraferma, causando non pochi disagi anche ai parenti dei detenuti che desideravano far visita ai loro familiari.

Poi il comune di Livorno ha iniziato dei controlli severissimi per accertare i documenti di residenza: il semplice domicilio, infatti, non è sufficiente per vivere sull’isola.

Il comitato di Gorgona non si dà per vinto e ha ben chiara la linea da seguire: «Ci opporremo allo sfratto in tutte le sedi possibili, anzi saremo noi a chiedere i danni. Non si può far scomparire un villaggio senza chiedere nulla a chi ci vive».