"Sarà un altro Afghanistan", Assad minaccia le potenze occidentali - Diritto di critica
“Volete vedere un altro Afghanistan, o decine di Afghanistan?”. È la domanda che il presidente siriano Bashar Assad ha rivolto ai paesi occidentali in un’intervista concessa la Sunday Telegraph. Il capo dello Stato mediorientale avverte che un intervento delle potenze occidentali contro il regime causerebbe un altro “terremoto” che “brucerebbe l’intera regione”.
Una nazione insanguinata. Da mesi la Siria è sconvolta da brutali repressioni da parte della polizia del regime. Rastrellamenti, omicidi, violenze, incarcerazioni arbitrarie e torture sono all’ordine del giorno. Gli stessi medici che si occupano dei manifestanti feriti diventano obiettivi del regime. L’Onu ha stimato che dal mese di marzo, circa 3mila persone sono state uccise. La stessa Lega Araba ha criticato questa ondata di violenze dichiarandosi “disgustata”. La coalizione occidentale per il momento non intende, per ora, ripetere in Siria quello che è stato fatto in Libia, ma non vuole lasciare inascoltate le richieste dei manifestanti per la creazione di una “no-fly zone” nello spazio aereo siriano.
“La Siria non è come gli altri Paesi”. Ha fatto il giro del mondo l’immagine del volto impassibile della first lady siriana Asma al-Assad, di fronte alle domande dei giornalisti sulla drammatica situazione interna del suo Paese. Una donna impegnata nella tutela dei diritti umani che ora sembra ignorare ciò che accade intorno a lei. Ma a colpire ora sono le parole di suo marito. Per il Presidente Bashar Assad tutto questo è un affare interno che non deve interessare le potenze occidentali. Proprio a loro si rivolge il Presidente quando dichiara che “la Siria è diversa da ogni punto di vista, da Egitto, Tunisia e Yemen”. “La sua storia e la sua politica sono diverse. Ora la Siria rappresenta il fulcro della regione” continua il Presidente. Qualsiasi problema venga causato in Siria, si ripercuoterà sul resto dell’area e quindi se si divide la Siria sarà diviso l’intero Medioriente.
Contro i terroristi. A difesa delle violenze, il Presidente Assad ammette che le sue forze hanno commesso numerosi errori dall’inizio delle rivolte e che ora solamente i “terroristi” sono gli obiettivi del regime. “Abbiamo lottato contro i Fratelli Musulmani dagli anni Cinquanta e lo stiamo facendo ancora”. Il Presidente Assad continua, inoltre, affermando che il suo non è un governo “testardo” in quanto sin dall’inizio delle proteste lo Stato ha lavorato per le riforme.
Intanto, nella regione le tensioni aumentano. Con la fine della guerra in Libia l’attenzione occidentale si sta rivolgendo verso est, verso un regime che continua imperterrito nella sua politica repressiva convinto della sua correttezza e pronto a difenderla con ogni mezzo.
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Considerato come stanno andando le varie “rivoluzioni” in bilico tra uccisioni degli oppositori e Sharia (Libya) Pulizia Etnica contro i Copti (Egitto) Governo degli Islamici (Tunisia) Non so più cosa augurarmi per la Siria :(
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