Violenza e criminalità, il cancro al cuore di Roma - Diritto di critica
Sembra sia diventata quasi una “normale” routine sparare per le strade di Roma e, il giorno dopo, raccontare i fatti nei quotidiani locali con estrema semplicità. Pare che la Capitale sia divenuta il set di un film d’azione, ma purtroppo non è finzione. Sangue e violenza raccontano le giornate della città eterna. In queste ore, Massimiliano Cogliano continua a lottare per la sopravvivenza dopo un agguato avvenuto nella notte scorsa. Il pugile romano è l’ennesimo ragazzo colpito da un proiettile a Tor Bella Monaca, l’VIII municipio di Roma.
La vittima, gravemente ferita, si trovava a bordo di un Suv insieme alla sua fidanzata presso via Amico Aspertini. Da una vettura, che si affiancava all’auto di Cogliano, sono partiti diversi colpi di pistola che hanno raggiunto e ferito l’uomo. Immediatamente è stato trasportato all’ospedale di Tor Vergata dove è stato operato d’urgenza e ricoverato in prognosi riservata.
Non è la prima volta che capitano episodi simili. Sembra che non si tratti neanche del primo tentativo di far fuori Massimiliano Cogliano. Infatti, proprio un anno fa ci avevano provato nei pressi dell’Eur. Era il 1 Novembre del 2010 quando Cogliano, fu aggredito da un giovane in una discoteca dove l’uomo lavorava come buttafuori. Quella volta l’arma che doveva sparare contro Cogliano si era inceppata e il pugile mandò all’ospedale l’aggressore.
“Non si è trattato di criminalità organizzata, ma è stato un fatto che rientra nella guerra tra bande territoriali“, ha detto il sindaco, Gianni Alemanno. “La vittima della sparatoria è un noto pregiudicato con precedenti per droga. Quella delle bande è una realtà su cui stiamo ponendo grande attenzione“. Alemanno vede la mano delle bande locali che si contendono il territorio. Nessuno comunque può dire con certezza il motivo dell’agguato. Ci sono ipotesi ma niente è da dare per scontato. Non si deve escludere nessuna pista. Il ragazzo, secondo gli inquirenti, avrebbe precedenti penali per vari reati tra cui per droga, ma ciò non basta per ricostruire i fatti.
Dall’inizio dell’anno Roma ha visto 27 omicidi. Anche ferimenti e danneggiamenti stanno sconvolgendo la Capitale. Mentre, le forze dell’ordine e gli occhi della gente sono puntati verso le piccole violenze di strada, le mafie e le bande locali indisturbate si spartiscono la torta e vanno in cerca di uomini da reclutare.
Con certezza possiamo dire che “Torbella” e l’intera città di Roma hanno bisogno di interventi sociali. Nel quartiere dove non c’è solo malavita e violenza, ma esiste una realtà fatta di bambini e gente semplice, si nascondono soggetti violenti, bande e manovalanza per la criminalità nata a causa dell’abbandono delle periferie. I soggetti più vulnerabili caduti nella violenza gratuita, per lo spaccio, per uno sguardo di troppo o per passare il tempo, sono potenziali manovali per chi gestisce, le mafie in un sistema ben collaudato.
Per il sindaco Alemanno è un problema di architettura e bisognerebbe “abbattere Tor Bella Monaca”, per molti altri è una questione largamente sociale proveniente principalmente dall’emarginazione delle periferie e dei ragazzi più deboli che usano le mani e le armi per scaricare la loro oppressione quotidiana. In questi luoghi il rispetto si conquista con la violenza. Condannati a crescere tra la precarietà e l’abbandono, tra l’ignoranza e l’indifferenza l’unica strada possibile da percorrere è quella della forza, imparando che il rispetto si può acquistare solo con un’arma in mano.