Shakespeare a Roma con i due "nobili cugini" - Diritto di critica
Gli spettatori entravano in sala ed erano subito catapultati on stage. Cominciava così Two Noble Kinsmen, la commedia meno conosciuta di William Shakespeare che è stata in scena al Teatro delle Muse di Roma fino al 16 ottobre scorso. Luci soffuse in sala, silenzio di rigore, dal palco la rappresentazione era già iniziata: due giovani attori intenti in una scena, mentre il pubblico si accomodava al proprio posto.
E’ teatro e vita che si fondono: un connubio perfetto, senza soluzione di continuità. Non c’è stacco, ne’ pausa, ne’ interruzione. Entrare in sala e già essere ‘dentro’ la commedia.
E’ stato questo a dare un valore aggiunto ad uno spettacolo fatto da giovani talentuosi, in un piccolo ma storico teatro romano, ‘ringiovanito’ grazie ad una commedia brillante, ben recitata, dove soffiava un bel vento internazionale.
Lo spettacolo infatti era in lingua inglese (niente paura, i sottotitoli abilimente forniti dalla messa in scena hanno sostenuto il pubblico), ed è stata una delizia pensare che non ci fosse stato alcun intervento sulla lingua del Bardo.
Sembrava di essere in un teatrino off nella West End londinese, invece che a Roma: anceh perchè a dare vita al progetto, la compagnia teatrale Round Pebble Theatre Company, composta da giovanissimi e validi attori provenienti dalle migliori scuole di recitazione britanniche. Come a dire, la tradizione teatrale solida, la si trova felicemente anche e soprattutto nelle giovani generazioni – senza nulla togliere, anzi, ad interpreti maturi e ‘consumati’ nell’arte della recitazione – . E’ che il teatro è soffio, respiro, energia vitale che si nutre di gioventù, e non potrebbe essere altrimenti, perchè il corpo tutto è una macchina meravigliosa al servizio della drammaturgia. Parte integrante anzi, quasi a formare un tutt’uno.
Two Noble Kinsmen ( I Due Nobili Cugini), è appunto l’opera meno nota di Shakespeare, probabilmente frutto di una collaborazione letteraria tra il sommo poeta della letteratura inglese e John Fletcher. Ma la versione andata in scena, a cura di Leandro D’Andrea, non aveva più l’antica Grecia come sfondo ma l’Italia degli anni’40.
Al centro della narrazione, l’amicizia e il profondo legame tra due giovani e valorosi piloti inglesi (cugini, appunto) fatti prigionieri su territorio italiano. A dividerli, l’amore per la stessa donna, Emilia. Palamon e Arcite, questi i loro nomi, si schiereranno l’uno contro l’altro per contendersi la giovane fanciulla: una commedia agrodolce, intelligente, dove le relazioni umane si mostrano per quello che sono, un groviglio di fragilità e bellezza. E come sempre, in Shakespeare c’è tutto: amore, morte, violenza, tenerezza, istinto, conflitto, magia. Luce e oscurità, la vita intera che pulsa con tutte le sue contraddizioni e stupefacenti verità.
Bravi, bravissimi gli attori sul palcoscenico: ragazzi giovani, preparati, con una recitazione interamente giocata sull’asse voce – movimenti del corpo. Il trionfo della parola, la centralità del testo che sostiene l’attore e lo ‘muove’ sul palcoscenico. La Round Pebble è una compagnia emergente volta a promuovere attori emergenti. un cast di professionisti con curricula di rilievo, per dare vita a progetti culturali di grande interesse. Alla regia Catrina Lear è stata capace e abile, ritmo e tempi giusti grazie alla sua direzione hanno dato un aspetto ancor più gradevole alla commedia. Lo spettacolo ha avuto il patrocinio della Presidenza del Consiglio della Provincia di Roma e dell’ Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale.