Thailandia: l’alluvione che sta mettendo in ginocchio la popolazione - Diritto di critica
Più di due mesi di piogge incessanti, superiori di gran lunga a quelle previste ogni anno, hanno flagellato la Thailandia e circa 8 milioni di persone. Le province più colpite sono quelle di Ayutthaya, Pathum Thani e Nakhon Sawan, dove il livello d’acqua ha superato i quattro metri di altezza. Le autorità stanno cercando di far pervenire gli aiuti alle popolazioni colpite, non senza difficoltà. I danni, finora, sono quantificati per circa 2,3 miliardi di euro e la cifra salirà, inevitabilmente, nelle prossime ore. Tutti gli abitanti della Thailandia stanno donando cibo, acqua e vestiti per aiutare i connazionali che vivono nelle aree più colpite dalle alluvioni.
L’esercito e i gruppi di volontari si muovono lentamente lungo le stradi principali o attraverso i corsi d’acqua. Chiunque ha un’imbarcazione la sta adoperando per trarre in salvo i vicini o le persone che abitano nel quartiere. Gli altri utilizzano pneumatici di gomma o lastre di polistirolo. La capitale Bangkok è in pre-allerta, ma dovrebbe resistere grazie alle dighe e agli argini che sono stati costruiti nei giorni scorsi. Il sobborgo, vicino alla capitale, di Sam Kok è stretto tra il fiume Chao Phraya in piena e una diga di 2,5 metri, ben distante dai centri commerciali della capitale.
I templi dei monaci buddisti stanno giocando un ruolo importante nel disastro: la popolazione si rifugia in essi, anche se sono allagati nei piani inferiori. Il danno economico e culturale, dovuto alla presenza di acqua nelle strutture, sarà quantificato nelle prossime settimane. Ora, ciò che preoccupa le autorità è la scarsa quantità di cibo e vestiti, una minaccia per la popolazione, soprattutto per bambini e anziani. Tutte le donazioni ricevute dai monaci sono a disposizione della gente comune, molta della quale è asserragliata nei templi buddisti. Le dighe nel paese stanno cedendo. Tra i 7 e gli 8 miliardi di metri cubi di acqua sono rilasciati ogni giorno dall’argine di Bhumibol, nel nord del paese. Al momento, sono stati colpiti 500mila chilometri quadrati di coltivazioni. Le inondazioni non stanno risparmiando neanche gli stati vicini del Laos, Vietnam e della Cambogia.
Il tessuto economico e industriale sta subendo un duro colpo. Le attività commerciali sono gravemente danneggiate, con negozi e centri commerciali allagati. Si stima che occorrerà circa un mese prima che tutta l’acqua defluisca dalle città. Bloccati anche numerosi animali, compresi gli elefanti sulla cima di Ayutthaya. Le aree produttive a nord della capitale sono state danneggiate, a partire dalla fabbrica automobilistica dell’Honda, con centinaia di macchine rovinate e dal complesso industriale Factory Land ad Ayutthaya, dove risiedono 93 fabbriche con 8.500 dipendenti. Anche Toyota e Ford hanno chiuso i battenti, che non saranno riaperti prima del 22 ottobre. Il ministero delle Finanze ha rivisto le stime di crescita del paese per il prossimo anno, passando dal 4 al 3,7%.
La comunità internazionale si sta attivando per fronteggiare il disastro naturale: la Cina ha donato 1,5 milioni di dollari e gli Stati Uniti 1 milione. Obama ha inviato, inoltre, 26 elicotteri da impiegare per i soccorsi quando le strade sono impraticabili. Le Agenzie delle Nazioni Unite, in collaborazione con l’Ufficio per gli Affari Umanitari, stanno attivando le rispettive squadre di valutazione e pianificazione in situazioni d’emergenza in Thailandia, Cambogia e Vietnam. L’Organizzazione Mondiale della Sanità sta distribuendo in tutto il paese kit sanitari d’emergenza.