Paraguay: il popolo Ayoreo minacciato dalle compagnie brasiliane - Diritto di critica
Un popolo e la sua terra formano un’unione indissolubile, e per le tribù indigene, dirette discendenti dei primabitanti del Pianeta, il legame vale all’ennesima potenza.
Il popolo degli Ayoreo, poco più di cinquemila anime, vive da sempre nella foresta del Chaco, al confine settentrionale tra Bolivia e Paraguay, ma il Dio Profitto, nelle sembianze dei commercianti di bestiame, sta mettendo a rischio la sua vita.
Suddivisi in vari ceppi, gli Ayoreo hanno avuto i primi contatti con la civiltà negli anni Cinquanta, e molti di loro hanno perso la vita a causa di virus importati dall’uomo bianco. È una storia che si ripete, e il cui esito rischia di essere sempre lo stesso.
Il gruppo più isolato, costretto ad uscire dalla foresta negli ultimi quindici anni a causa del disboscamento e della mancanza di cibo, è quello dei Totobiegosode, che significa “il popolo del luogo dei cinghiali”. Una parte di loro è ancora completamente isolata e nomade, e chi è uscito dalla foresta teme per la sopravvivenza dei propri parenti. Per gli Ayoreo, cacciatori e raccoglitori, la vegetazione è fondamentale: dal 2007 sono scomparsi quasi un milione di ettari di bosco. Una cifra impressionante, che unita alla pratica indiscriminata di disboscamento (le piante vengono bruciate e poi rase al suolo) rende la questione una vera tragedia ambientale.
Stranieri nella propria terra: si perché oltre al legame ancestrale, è la stessa Costituzione del Paraguay a riconoscere alla tribù la proprietà dell’area. Ma questo non basta più.
A dominare la scena sono agricoltori, sette religiose, e aziende di bestiame come la brasiliana Yaguarete Porà, che per costruire un allevamento ha acquistato e distrutto un’area di 78 mila ettari; per calmare l’opinione pubblica, ha promesso che convertirà (ma è solo un progetto) parte della sua terra in “riserva naturale”. Ma non dimentichiamoci l’effetto terribile che le riserve hanno avuto sugli Indiani d’America.
Il governo di Asunción appare inerme di fronte alle logiche imprenditoriali dei ricchi allevatori, soprattutto perché i loro investimenti risolleverebbero il Paraguay dalla crisi economica. Aiutati da potenti avvocati e appesi ad ogni cavillo, i latifondisti continuano ad espropriare gli Ayoreo e a spianare illegalmente la foresta: i colossi brasiliani del bestiame BBC S.A e River Plate S.A rifiutano di lasciare le terre ai legittimi proprietari se non adeguatamente compensate. E il loro scopo è quello di deforestare le zone che circondano quelle degli Ayoreo.
La disputa appare decisamente sbilanciata, a sfavore degli abitanti del Chaco: l’associazione “Survival”, che difende i popoli indigeni, ha inviato all’Onu un dossier per denunciare i soprusi e gli abusi da parte delle aziende responsabili dell’allontanamento forzato degli Ayoreo, nella speranza di rendere nota la vicenda. Laconico il direttore di Survival, Stephen Corry, che nei giorni scorsi ha dichiarato: «E’ imbarazzante che un governo si lasci ricattare da un piccolo gruppo di commercianti senza scrupoli. L’amministrazione del Paraguay deve riaffermare la sua autorità riconoscendo e tutelando i diritti che gli Ayoreo hanno alla proprietà della loro terra e delle sue risorse».
Il Sud America offre ancora alcuni dei luoghi più selvaggi della Terra, il cui ecosistema è minacciato ormai da decenni. Spiega un membro della tribù: «La nostra storia è incisa in ogni ruscello, in ogni pozza d’acqua, sugli alberi. Il nostro territorio si esprime attraverso la nostra storia, perché il popolo Ayoreo e questa terra sono un unico essere».
La testimonianza di un uomo Ayoreo raccolta dall\’Associazione \”Survival\”