Anna Politkovskaja, cinque anni dopo - Diritto di critica
‘Mi dicono spesso che sono pessimista, che non credo nella forza della gente, che ce l’ho con Putin e non vedo altro.
Vedo tutto io. E’ questo il mio problema. Vedo le cose belle e vedo le brutte. Vedo le persone che vogliono cambiare la propria vita per il meglio ma che non sono in grado di farlo, e che per darsi un contegno continuano a mentire a se stesse per prime, concentrandosi sulle cose positive e facendo finta che le negative non esistano.
Per il mio sistema di valori, è la posizione del fungo che si nasconde sotto la foglia. Lo troveranno comunque, è praticamente certo, lo raccoglieranno e se lo mangeranno. Per questo, se si è nati uomini, non bisogna fare i funghi.
[In riferimento al futuro dei russi: Ci sono due previsioni, una ottimistica e una pessimistica. La pessimistica] non viene sbandierata, ma con qualche insistenza ce la si può procurare. E’ quella che mi interessa di più perchè costringe a pensare, a spremersi le meningi per cambiare la situazione affinché così non sia, senza restarsene accucciati sotto una foglia in stato vegetativo, in attesa del vento”.
Da Diario Russo 2003-2005, Anna Politkovskaja, giornalista uccisa il 7 ottobre 2006 a Mosca. L’indagine per il suo assassinio – interrotta, smentita e riavviata più volte – non ha ancora un colpevole.