Giuliano Amato, il governatore che non ti aspetti - Diritto di critica
E’ stato premier, ministro dell’interno e dell’economia diverse volte, ha guidato la redazione del Trattato di Lisbona. Si è anche parlato di lui come possibile successore di Ciampi al Quirinale – su proposta della Casa delle Libertà. Giuliano Amato continua a riscuotere consensi e proposte di cariche altisonanti. Ora il suo nome compare, in modo ufficioso, nel poker di nomi in lizza per la poltrona di Governatore alla Banca d’Italia.
L’ex deputato socialista, ora aderente al Pd, sarebbe la carta vincente secondo molti veterani del Popolo della Libertà: apprezzato da Giorgio Napolitano e dall’opposizione, è ben visto da Tremonti e non troppo lontano dai desiderata di Berlusconi. La sua nomina consentirebbe di sciogliere un nodo scottante nella maggioranza (perfino Bossi dovrebbe ammettere che Amato possiede “l’alto profilo” richiesto), e non disturberebbe il percorso del decreto sviluppo. Ma chi è Giuliano Amato?
Deputato socialista da oltre trent’anni, Amato ha scalato i vertici del Psi ai tempi di Craxi. Ne fu antagonista e poi consigliere economico, nonchè sottosegretario. Ma soprattutto fu lui a dover gestire Tangentopoli: presiedeva lui il governo che, nel lontano 1993, tentò di dare il “colpo di spugna” a Mani Pulite, con il decreto Conso che depenalizzava il reato di finanziamento illecito dei partiti. E fu lui a dimettersi dopo il refendum sul sistema elettorale, che istituì il maggioritario in Italia.
Cattive frequentazioni a parte, Amato lavorò intensamente in quel frangente. Il debito italiano toccava i massimi storici e la lira sprofondava sotto gli attacchi speculativi. Il governo Amato varò un piano di rientro finanziario “lacrime e sangue” per evitare il peggio, estremamente simile all’attuale manovra di Tremonti: 93mila miliardi di lire tra tagli alla spesa e nuove tasse, come la patrimoniale sulla casa (la vecchia Ici) e l’abolizione dell’adeguamento delle pensioni rispetto agli stipendi (la “scala mobile”). Oltre al prelievo straordinario del 6 per mille su tutti i conti correnti bancari, che fruttò 30mila miliardi di lire.
Ci sono perciò diversi buoni motivi perché Berlusconi possa scegliere Amato. L’ex socialista approva la manovra di Tremonti – Giulio ha praticamente copiato il salvataggio della lira di Giuliano, punto per punto. L’appoggio di Palazzo Koch darebbe all’esecutivo ossigeno per tirare avanti fino al 2013, nel difficile tunnel di auterità che l’Italia dovrà attraversare nel biennio della “ripresa” dalla recessione. La credibilità di Bankitalia resterebbe intatta, e il governo potrebbe usufruire di una sponda non troppo sfacciata ma duttile.
La Lega potrebbe storcere il naso, se avesse buona memoria: Bossi costruì i suoi slogan su Roma Ladrona proprio contro i governi Amato e Craxi. Ma deve ammettere che il profilo del siciliano trapiantato in Toscana è ben più alto di quello di Vittorio Grilli, emerito economista ma politicamente “principiante”.
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….Ma se gli danno l’incarico, gli sospenderanno i 35.000 Euro di pensione mensile ?
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Per cortesia, non presentiamo questi personaggi come salvatori!
I soliti “per bene” che hanno il sottile veleno di far pagare sempre agli stessi gli sbagli di chi ha governato ed il mantenimento dei loro privilegi.
Ci accontentiamo solo perchè sono meno volgari, piùeleganti, più colti?
Ci basta?
A me, no.
Distinti saluti
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