Frattini flop in Libia. Attaccato da imprenditori e giornalisti - Diritto di critica
Ultimi. In fondo qualcuno disse che l’importante non è vincere, ma partecipare. Così la diplomazia italiana è stata l’ultima a mettere piede sul territorio libico. Dopo i francesi, gli inglesi e addirittura i turchi, i quali alle bombe hanno preferito la mediazione. Così, l’Italia che ha fornito il 10% dello sforzo bellico, importantissime informazioni di intelligence e le proprie basi militari (dalle quali sono partite l’80% delle missioni) raccoglie le briciole.
Un viaggio flop. Venerdì scorso Franco Frattini vola a Tripoli per prendere quello che spetta all’Italia, ma torna a Roma senza nulla in mano. Mahmud Jibril, primo ministro del Comitato Nazionale di Transizione non garantisce sul futuro italiano in Libia. Il premier provvisorio ha infatti ringraziato l’Italia per il sostegno che ha fornito al Cnt, ma ha dichiarato che i contratti stipulati dal vecchio regime probabilmente non rimarranno validi e che spetterà al nuovo esecutivo decidere se confermarli o modificarli. Stesso discorso per il Trattato di amicizia che “una commissione speciale dovrà esaminarlo per verificarne la validità”, ha spiegato Jibril. D’altronde i ribelli sono in debito con Francia e Gran Bretagna per l’appoggio incondizionato e in qualche modo il “favore” va restituito.
Frattini sbugiardato. Il nostro ministro degli Esteri aveva raggiunto la capitale libica con un jet che ospitava anche i giornalisti italiani. Tra questi anche l’inviato della Stampa Mimmo Candido. Il cronista, durante la conferenza stampa ha così contestato alcune parole del ministro Frattini che lodava l’appoggio incondizionato del governo italiano nei confronti della rivoluzione già dai primi giorni:
“A me sembra di ricordare che non sia affatto vero che l’Italia abbia appoggiato la Rivoluzione fin dal primo momento, e anzi mi pare di ricordare che, alle pressioni internazionali per un intervento di Berlusconi su Gheddafi in appoggio alle rivendicazioni della rivoluzione, Berlusconi avesse invece risposto che lui non voleva “disturbare Gheddafi”. Sono le ragioni di una lunga ambiguità del governo italiano che spiegano perché questa visita ufficiale dell’Italia si sia svolta in assoluta sordina, di fronte invece alle piazze ossannansti per Sarkozy, Cameron e anche Erdogan, e perché oggi si siano raggiunti magri risultati.”
Lo scomodo giornalista, quello che fa domande e non manda solo l’operatore a riprendere le penose facce di politici parlanti, tornato all’aeroporto per tornare in Italia non ha più trovato posto sul jet. In qualche modo andava punito. Poi, dopo una lunga trattativa è stato riammesso.
Gli imprenditori contro la Farnesina. Oltre al danno energetico, il governo non è stato in grado di garantire nemmeno per le imprese italiane presenti sul territorio libico. “Non solo Roma non ci ha protetto, ma con la sua iniziale prudenza nei confronti di Gheddafi, ci ha danneggiato”, denuncia la Camera di commercio Italafrica Centrale, secondo la quale “quasi tutte le nostre piccole e medie imprese, superate da quelle anglo-francesi, non torneranno a Tripoli”. Così il rischio è che ad eccezione dell’Eni, le imprese italiane rischiano di rimanere fuori dalla nuova Libia. “Lasciati soli sin dalla prima ora, gli imprenditori hanno perso investimenti e insediamenti realizzati in Libia e oggi non sono disposti a ricominciare in condizione di oggettivo svantaggio rispetto ad omologhe imprese francesi, inglesi o turche a cui, invece, i rispettivi governi hanno saputo sapientemente spianare la strada”. Ma alla Farnesina rispondono piccati: “Sin dall’inizio della crisi abbiamo seguito da vicino gli interessi della comunità economica e lavorato affinché le attività italiane potessero essere preservate anche nel nuovo contesto”. Intanto, però, c’è chi ha fatto le valigie il 17 febbraio e in Libia non ci metterà più piede. Un grande risultato di una politica estera fatta “senza protagonismi e ad abbagliamenti mediatici”. Un eufemismo per dire una politica estera inesistente e mediocre.
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Bè era da aspettarselo , quando in Libia sono andati i 2 primi ministri Francese e Inglese , la prima cosa che hanno dichiarato era :
Siamo qui solo per vedere come vanno le cose e non per fare rapporti commerciali.
Il nostro amatissimo primo ministro invece , aveva nell’ordine del giorno FERMARE LE INTERCETTAZIONI TELEFONICHE .
Questo è il risultato .
Speriamo che gli imprenditori che si sono fidati del nostro premier alle prossime elezioni gli mettano in conto anche questa situazione. -
Ma l’avere mai ascoltato? Un flusso di banalità dette con grande sapienza in modo che l’ascoltatore resti confuso: ma c’è o ci fa?
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Questo potrebbe risultare un ulteriore danno per le imprese italiane..Ma mi dite da quando è in carica cosa ha fatto di buono il nostro Ministro degli Esteri??Forse mi sfugge qualcosa, questa dovrebbe essere una carica importantissima in uno stato, invece mi sembra che Frattini abbia un ruolo di secondo piano nella politica italiana all’estero, e per di più non ho mai sentito di un ottimo risultato raggiunto dal sopracitato.Bah
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Cosa dovevamo aspettarci? Che ci accoglievano a braccie aperte? Gli americani con questa guerra hanno punito la politica estera dell’Italia e di Berlusconi che non è mai piaciuta alle multinazionali energetiche e del petrolio americane. Infatti è stato uno schiaffo all’Italia, mica alla Libia di Gheddafi. L’Italia anzi ha fatto buon viso a cattivo gioco, cos’altro poteva fare quando aveva contro USA, GB, Francia e Turchia? Ci hanno rubato i contratti e ci hanno impoveriti, ma spero che in futuro qualcosa di buono ne venga fuori. Noi italiani diamo il meglio quando siamo in profonda difficoltà.
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beh se dobbiamo bombardare per lavorare siamo messi male
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Prima Berlusconi e Gheddafi, amici per la pelle…. Poi l’Italia “deve” dare il suo sostegno anti-Gheddafi …. Mi metto nei panni di un qualsiasi cittadino libico e immagino cosa pensa dell’Italia, di Berlusconi e degli italiani: meglio non dire….!!!
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