Da Milanese e Romano, il governo sotto morfina e il popolo assente - Diritto di critica
Scritto per noi da Marco Pellegrini
Sembrerebbe trattarsi ormai nulla più che di un fatto geografico. E forse sarebbe meglio, a questo punto: quantomeno per l’immagine che l’Italia continua ad offrire agli osservatori internazionali. Il voto consumato mercoledì scorso alla Camera sul caso Romano è solo l’ultimo e forse più imbarazzante capitolo di una storia che parla di milanesi, di tarantini, di lavitoli e di olgettine da burlesque, personaggi di quel porno-stato che sembra allora esserne davvero la raffigurazione più efficace e rappresentativa.
Se fosse per i nomi dei protagonisti si potrebbe pensare ad una classica commedia all’italiana: uno sberleffo di poco conto, con tanto di lieto fine. Ma la questione è purtroppo ben più seria, meritevole di un’attenzione e di un rispetto estranei a quanto pare ai componenti del governo. La maggioranza ha tenuto, certo, ma lo ha fatto ad intermittenza, vincendo un giorno e riportando una fastidiosa sconfitta il successivo. E così via di questo passo.
Quello che ci si chiede allora è se e quanto possano continuare a tenere le Istituzioni in una situazione tanto instabile e precaria. In un periodo in cui il nostro Paese è al centro di una gravissima crisi economica e sociale, il governo va avanti nel suo cammino a colpi di fiducia, come un moribondo al quale si continua a somministrare morfina per non fargli sentire il dolore e fargli magari anche credere che vada tutto bene, laddove invece sarebbero necessari rigore morale, forte senso dello Stato e massimo rispetto delle Istituzioni.
Certo è facile continuare su questa strada se anche i cittadini si mostrano assenti e distratti, senza che un coro di protesta si levi contro la palese manifestazione di irresponsabilità civile se non addirittura istituzionale di cui ogni giorno si macchiano i cosiddetti rappresentanti del popolo. Cittadini lontani dalla Cosa Pubblica, lontani dalla reale rappresentanza ma soprattutto, e purtroppo, lontani dalla piazza. Quella stessa piazza dove durante i lavori parlamentari dello scorso mercoledì un rapido passaparola avrebbe voluto raccolte furori dal Palazzo centinaia di persone per una manifestazione di dissenso, mano per mano a formare una catena umana che simbolicamente accerchiasse la Camera, per far sentire agli occupanti della nave che il timone è ancora e saldamente nelle mani del popolo, come lo stesso Articolo 1 della Costituzione ricorda. E dove erano allora i cittadini sgomenti e intolleranti verso questa situazione politica? Dov’erano le associazioni che sulla carta avevano dato il loro appoggio e il loro supporto se poi mercoledì (caso non raro) davanti a Montecitorio si sono radunate poco più di venti persone?
Tante le televisioni e i telegiornali chiamati ad ascoltare e a diffondere il messaggio di protesta che la sparuta rappresentanza cittadina aveva da elargire ai voraci microfoni mediatici. Ma il flop era fin dai primi minuti nell’aria e nessuno ha potuto impedire le varie manifestazioni di ilarità di alcuni addetti ai lavori che a fronte delle urla nel vuoto del rappresentante del Popolo Viola si chiedevano se si fosse accorto o meno che ad ascoltarlo non c’era nessuno o, per dirla con loro, non più che «quattro gatti». Così la notizia non c’è di fatto stata, tanto grande è stato il buco nell’acqua. L’occasione però non ha tardato ad arrivare e ha trovato tutti pronti, televisioni in testa, quando gli stessi pochi e agguerriti cittadini che tanto si erano indaffarati per ritagliarsi uno spazio nei tg della sera ci sono finalmente riusciti nell’unico modo possibile: litigando gli uni con gli altri, apostrofandosi con male parole e minacciando di menare le mani.
Sarà forse anche per questo che il Paese continua a correre pericolosamente sull’orlo del baratro? Sarà forse per questo allora che il Re continua ad ingrassare indisturbato? La questione morale riguarda ognuno di noi, non un singolo individuo o un singolo partito. La questione morale è qui e ora. Se non ce ne accorgiamo presto rischiamo che il giocattolo possa rompersi davvero.