L'Italia dorme, la Turchia sogna. Il Mediterraneo non è più "nostrum" - Diritto di critica
Mare Nostrum? Non più. Mentre l’Italia ha ormai rinunciato alla sua politica estera, la Turchia prova ad occupare il vuoto che abbiamo lasciato. In Medio Oriente, in Libia, nei Balcani. Il Mediterraneo non ci appartiene più.
La politica estera dimenticata. Sarà colpa della troppa attenzione che i media dedicano al bunga bunga, sarà per i tanti procedimenti giudiziari, sarà per la crisi economica, ma questo governo non fa più politica estera. È stata la crisi libica a dimostrare lo scarso peso che il nostro Paese ha all’estero. Emarginato da ogni consesso, non ha fatto nulla per imporsi. Eppure sulla Libia l’Italia avrebbe potuto giocare un ruolo fondamentale per motivi storici, militari e geografici. Abbiamo dato le basi militari, abbiamo fornito aerei da guerra. Ma non abbiamo chiesto nulla in cambio. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa preferiva disertare gli incontri: “Non voglio sentire altre richieste”. Eppure eravamo noi che dovevamo chiedere garanzie sul futuro.
La Turchia ruba la scena all’Italia. E mentre il governo latita sulla scena internazionale, il premier turco Erdogan si rimbocca le maniche. Prima minaccia Israele per la questione palestinese e rompe le relazioni diplomatiche, poi vola in Libia e avverte l’Occidente: “La Libia è dei libici”. Ed infine attacca la Ue: “Se darete la presidenza dell’Unione a Cipro ci saranno ripercussioni nei rapporti”. Insomma, mentre l’Italia dorme, la Turchia sogna. Sogna un nuovo ruolo nel Mediterraneo, una leadership che potrebbe realmente compromettere il nostro ruolo nel mare che abbiamo da sempre definito come “Nostro”.
Istanbul, simbolo del sorpasso. Simbolo di questo cambiamento che non riguarda solo la politica estera è certamente Istanbul, capitale morale di una Turchia in decisa crescita. Chi l’ha visitata più di 20 anni fa, oggi fa fatica a riconoscerla. Da città di mercanti e di moschee, è divenuta una capitale europea a tutti gli effetti. Al decoro urbano eccellente si aggiungono anche infrastrutture all’avanguardia come una metropolitana leggera modernissima e i due ponti che collegano la parte europea a quella asiatica che ricordano (anche se in versione ridotta) il Ponte sullo Stretto che l’Italia attende da decenni.
La decadenza italiana. Così il confronto con le città italiane diviene inevitabile. La decadenza di Milano e Roma di fronte una realtà urbana giovane (l’età media ad Istanbul è di 30 anni) e dinamica è evidente e non lascia spazio ad interpretazioni. È sufficiente guardare la pulizia delle strade e i cassonetti sotterranei per la raccolta dell’immondizia ad Istanbul e i sacchetti sparsi intorno ai cassonetti fatiscenti di Roma. La Turchia ci sta raggiungendo ed il sorpasso non è poi così lontano. Noi rimaniamo lì a guardare, pensando di essere irraggiungibili. In un clima da basso Impero, tra nani, orgie e ballerine.
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Questo si chiama scrivere di politica estera! Sarei curioso di sentire il parere di chi ha qualche cosa da obbiettare…
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