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Diritto di critica | November 14, 2024

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La bandiera palestinese alla guida della Marcia per la Pace 2011 - Diritto di critica

La bandiera palestinese alla guida della Marcia per la Pace 2011

DAL NOSTRO INVIATO – Si è snodata ieri lungo i 24 chilometri che separano Perugia da Assisi la Marcia per la Pace, a 50 anni dalla sua prima edizione . I pacifisti si sono mossi a partire dalle 9 dal capoluogo umbro, formando un esercito della lunghezza di decine di chilometri.

Era domenica ad Assisi. Ma nella cittadina umbra, in attesa dell’arrivo dei maratoneti, gli organizzatori in loco si sono svegliati e preparati presto, aprendo tutta una serie di stand collocati lungo la fiancata della chiesa di Santa Maria degli Angeli che ospita, sotto la cupola, la splendida Porziuncola, l’antica chiesetta in rovina accanto e dentro la quale Francesco cominciò a fondare il suo ordine, rendendo Assisi simbolo di quel Pacem et Bonum che costituisce il suo motto, grazie al’impronta indelebile lasciatavi dal transito terreno del Santo.

A far la parte del leone erano i rappresentanti della CGIL – che ha offerto ai passanti un vero e proprio rinfresco – e di Legambiente, con i suoi palloncini gialli. Poi una miriade di associazioni con relativi cartelli o striscioni, da quella piemontese che si dedica alle migliaia di cittadini italiani scomparsi in Italia o all’estero, ai nostalgici del Che.

I cattolici, i francescani e il popolo della sinistra sfilavano insieme in circa duecentomila, con la plateale diversità determinata dalla presenza di chi alla violenza del terrorismo di Stato che si fonda sul continuo foraggiamento del sistema militare industriale nelle mani dei servizi segreti, delle aziende che producono armi e delle grandi banche, ammette la risposta della violenza stessa, venendo così a tradire la testimonianza lasciata dal fondatore di questa Marcia, quell’Aldo Capitini soprannominato il Gandhi italiano, per l’apporto che diede alla nascita in Italia di un rigoroso movimento non violento.

Gli ultimi 5 chilometri del percorso sono costituiti dalla rettilinea via francigena, ricostruita con mattoncini rossi che – in una duplice fila – recano i nomi e la provenienza dell’incredibile numero di benefattori che ne consentì la ricostruzione, lasciando la propria offerta alla meta del pellegrinaggio francescano.

La pacifica invasione di Assisi, silenziosa e senza slogan, se non quelli scritti sulle bandiere ed i manifesti dei partecipanti, ha cominciato a gremire la cittadina umbra fin dalla metà della mattinata, riempiendo i posti di tutti i locali di ristoro.

Solo nelle prime ore del pomeriggio, invece, è arrivata la testa del corteo, che portava il lunghissimo striscione arcobaleno della pace, guidata da una corifea che faceva sventolare in alto la bandiera nera, bianca e verde del movimento palestinese, il cui capo Abu Mazen solo tre giorni fa si è presentato al’ONU chiedendo di diventarne al più presto il centonovantaquattresimo Stato membro.

La prima accoglienza, in massa, i manifestanti l’hanno ricevuta dai francescani sullo sconfinato e gremito piazzale della Basilica del Santo: “In nome di San Francesco, liberate Francesco Azzarà!”, ha esclamato sull’enorme piazzale affollato il custode del Sacro convento, padre Giusepe Piemontesi, riferendosi all’operatore di Pace di Emergency rapito quasi un mese e mezzo fa mentre si stava recando all’aereoporto di Niala, nel Sud Darfur. La sera stessa Gino Strada, nel corso della trasmissione di Rai 3 “Che tempo che fa” di Fabio Fazio, ha potuto annunciare che ci sono ormai tutte le premesse per poter presto rimpatriare e riabbracciare Francesco, restituendolo all’affetto dei suoi cari. Un assordante silenzio continua invece a coprire la drammatica vicenda degli equipaggi italiani sequestrati dai pirati somali.

Striscione arcobaleno, gonfaloni e un piccolo esercito di volontari hanno quindi proseguito l’erta fin quasi al punto più alto di Assisi, lo sterrato immediatamente sotto la Rocca con i ruderi della città romana.

Sul palco, si è passati subito alla questione palestinese, e, in assenza di rappresentanti di Israele, identificato tout court con il movimento sionista, si è ribadito ancora una volta che la Pace nel mondo, da quando il carismatico Arafat si presentò anche lui alle Nazioni Unite, stringendo in una mano un ramoscello d’olivo e nell’altra un fucile, è indissolubilmente legata alla soluzione di quella guerra ora strisciante ora manifesta che vede contrapposti, nella stessa Terra Santa, la nazione araba e quella israeliana. Si è quindi ricordato come la Pace non possa prescindere dalla Giustizia.

Quindi si è rivendicato, polemizzando con le nostre “missioni di pace” militarizzate, l’articolo 11 della nostra Costituzione, che ripudia la guerra come mezzo per risolvere le controversie internazionali. Sono seguiti i fischi al rappresentante sindacale della CISL e gli applausi all’intervento del segretario della CGIL, Susanna Camusso.

L’attuale organizzatore della Marcia, Flavio Lotti, ha insistito sul punto cruciale della drasticariduzione delle spese militari, che sono le uniche ad aumentare, con il pretesto della nostra partecipazione alle missioni internazionali, ad opera di un governo che invece sta facendo di tutto per ridimensionare drasticamente il nostro Welfare State, e quindi su quello del sincronico smantellamento del nostro sistema militare industriale.

I presenti applaudono, ma cominciano anche ad andarsene alla spicciolata a causa di un temporale che, obbedendo finalmente alla previsioni meteorologiche, sembra avanzare da Foligno. Quanto ai duecentomila partecipanti, la maggior parte di loro si era già dispersa per i vicoli, i ritrovi e le chiese della città francescana. Perché quella della Pace, al di là dei discorsi ufficiali, è prima di tutto e per fortuna una grande occasione di festa, ignorata dalla grande stampa e dalle televisioni, se si eccettua la quasi diretta della piccola quanto utile Rainews24, alla quale sono appena stati tolti gli spazi su Rai 3, ora occupati dalle testate giornalistiche regionali.

In realtà, al di là della benedizione finale di qualche goccia d’acqua piovana, per i partecipanti alla maratona la giornata, conclusasi con l’assalto gratuito ai bus del Comune di Assisi ed alla Stazione, dove si sono riversati soprattutto sui treni per Roma, è stata radiosa.