Cittadinanza agli immigrati, l'appello delle Acli: «coerenza dai politici cattolici» - Diritto di critica
«La fede altrimenti sbandierata non sembra avere alcuna rilevanza pubblica quando si parla di immigrati». L’appello lanciato ieri, a Roma, dalle associazioni cristiane dei lavoratori italiani non lascia spazio a dubbi di sorta: è una presa di posizione chiara, netta e soprattutto in linea con i principi declamati ciò che le associazioni cristiane chiedono «ai parlamentari di tutti gli schieramenti, a quelli cattolici in particolare, perché aderiscano e sostengano la campagna per la cittadinanza ai figli di immigrati nati in Italia e il voto alle elezioni amministrative agli stranieri stabilmente residenti». E’ iniziata infatti ieri, in piazza del Pantheon a Roma, la raccolta firme per la campagna “L’Italia sono anche io”, con la quale si vogliono portare in parlamento due proposte di legge di iniziativa popolare: una campagna che si propone di riformare la normativa vigente sulla cittadinanza – modernizzando il concetto di appartenenza ad una comunità sulla base di percorsi di vita condivisi e, favorendo quindi l’uguaglianza di diritti tra italiani e stranieri che vivono, studiano e lavorano in Italia – e di riconoscere ai migranti regolari il diritto di voto nelle consultazioni elettorali locali. Sei mesi il tempo a disposizione per raggiungere l’obiettivo ultimo: 50 mila firme in calce sotto ciascuna proposta di legge.
A promuovere la campagna è una nutrita schiera di associazioni italiane: Acli, Caritas Italiana, Fondazione Migrantes, Centro Astalli, Arci, Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione), Cgil e Cnca (Coordinamento nazionale delle comunità d’accoglienza). E ancora, Comitato 1° Marzo, Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace e i diritti umani, Emmaus Italia, Fcei (Federazione delle Chiese Evangeliche), Libera, Lunaria, Razzismo Brutta Storia, Rete G2 (Seconde Generazioni), Sei Ugl, la Tavola della Pace, Terra del Fuoco, l’editore Carlo Feltrinelli e il sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio, presidente del comitato promotore.
E sono le associazioni cattoliche in primis a chiedere alla politica una presa di posizione coerente sul tema dell’integrazione: «il Parlamento – spiega Andrea Olivero, presidente delle Acli – non è stato finora in grado di recepire nessuna proposta ragionevole che vada verso l’effettiva integrazione degli oltre 4 milioni di immigrati che vivono e lavorano nel nostro Paese. Quella sulla cittadinanza, in particolare, rappresenta forse la più grande tra le riforme a costo zero che possono essere fatte in Italia per liberare risorse e energie, lanciando un segnale di coesione e di fiducia nei confronti del futuro». Olivero chiede in particolar modo ai politici italiani cattolici un atteggiamento di «coerenza e coraggio», sebbene sembri prevalere tra molti politici cattolici un «atteggiamento timido e poco coerente sulle grandi questioni sociali. Si dimenticano parti importanti della dottrina sociale della Chiesa».
Un appello che ritorna tanto più attuale visto il clima di tensione che sta tornando a crearsi nel nostro Paese a seguito della nuova ondata di sbarchi e degli scontri verificatisi a Lampedusa nei giorni scorsi. «L’inclusione degli stranieri – rimarca il presidente delle Acli- rappresenta per un cristiano impegnato in politica uno dei valori non negoziabili. Vedremo allora chi vorrà coerentemente impegnarsi per accogliere e sostenere queste proposte nella corrente legislatura o, come appare più probabile, in quella prossima».
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Non capisco dove sta il problema.. il mio compagno è Tunisino, ed ha acquisito la cittadinanza senza problemi, e vota.. e che cosa vogliono queste associaizoni? Il solito articolo polemico e vuoto?
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