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Diritto di critica | November 21, 2024

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Standard & Poor's certifica la crisi dell'Italia: fallimento entro il 2016? - Diritto di critica

Standard & Poor’s certifica la crisi dell’Italia: fallimento entro il 2016?

L’agenzia di rating Standard and Poor’s nella notte di ieri ha annunciato di avere abbassato il rating dell’Italia da A+ ad A. Il cambio di giudizio non è stato una sorpresa: l’agenzia aveva messo l’Italia sotto osservazione con implicazioni negative già a maggio, ovvero aveva avvisato il nostro Paese che un downgrade sarebbe arrivato entro tre mesi. S&P’s, come Moody’s pochi giorni fa, aveva poi deciso di estendere l’analisi di un mese ulteriore a fronte delle manovre varate dall’Italia nel frattempo, e al termine della scadenza ha deciso per il taglio del rating.

Le motivazioni che hanno portato al downgrade non sono ignote ai lettori di Diritto di Critica, visto che li abbiamo anticipati su queste pagine già il 5 settembre scorso. Il primo motivo è la scarsa crescita: l’Italia proviene da un decennio di crescita quasi zero e le manovre finanziarie, di importo faraonico, aumenteranno le tasse senza tagliare il peso della macchina statale. Meno crescita significa meno reddito, e come ogni buon padre di famiglia sa, se il reddito non cresce quanto i debiti, pagare questi ultimi diventa più difficile. Giusto ieri il Fondo Monetario Internazionale ha annunciato di avere tagliato le stime di crescita dell’Italia da +1,0% a +0,6% per il 2011 e da +1,3% a +0,3% per il 2012. Con questi ritmi e con un rendimento dei titoli di Stato che non accenna a calare, il default dell’Italia, che al momento non è prossimo, potrebbe diventarlo.

Che lo diventi o no dipenderà da quale sarà la risposta della politica, e questo ci porta al secondo motivo che ha portato S&P’s a declassare l’Italia. Ciò è da ricollegarsi alla debolezza di una maggioranza solida solo a parole e solo quando viene posta la questione di fiducia, ovvero quando si pone i parlamentari della maggioranza davanti alla scelta: o mangi questa schifosa (per le classi media e bassa, chiaramente) minestra o butti i privilegi dalla finestra. Quando la questione non viene posta, l’anarchia è totale: ieri il Governo alla Camera è stato battuto per ben cinque volte su un disegno di legge, per poi capitolare affidandosi completamente all’aula, dimostrando di non riuscire a “reggere il timone”, che è l’etimologia stessa della parola “governare”. Come si può credere che una maggioranza del genere possa affrontare la crisi più grave degli ultimi decenni? S&P’s non ci crede, e così i mercati.

Per questi motivi, per nulla ignoti a chi decide di informarsi, il giudizio di S&P’s non appare per niente una sorpresa, tant’è che i mercati hanno mostrato ben poco movimento ribassista. Gli operatori, infatti, non aspettano le agenzie di rating, ma fanno, per così dire, i compiti a casa da soli, e sono andati avanti per la propria strada, al rialzo, per motivi che ignorano totalmente le vicende italiane (per la cronaca, alcuni motivi sono, ad esempio, il piano Obama annunciato lunedì, riunione del FOMC avvenuta martedì, più vari motivi tecnici).

La situazione resta critica. Il debito continua a volare, la crescita ad annaspare, il governo a non governare. Non stupisce quindi che S&P’s, nell’emettere il proprio giudizio, abbia ribadito il proprio outlook negativo, ovvero è possibile che l’Italia venga ulteriormente declassata nel prossimo futuro: si aspetta che le previsioni sul Pil si avverino prima di fare il prossimo downgrade. Tutto questo nell’attesa che il mese prossimo si pronunci l’altra big delle agenzie di rating, Moody’s, in modo molto probabilmente negativo: con il taglio di oggi, infatti, il rating di Moody’s sull’Italia è di ben tre notch superiore a quello di S&P’s.

La situazione è critica, ma non irrecuperabile. L’Italia deve scegliere quale strada intraprendere. Una è quella spagnola, che vede come primo passo le dimissioni del premier (secondo Nouriel Roubini l’annuncio delle dimissioni di Berlusconi farebbe crollare lo spread fra Btp e Bund di 50-100 punti, con grande sollievo per le nostre tasche). L’altra è quella della già fallita Grecia: la storia si sta ripetendo, che il nostro governo lo voglia o meno, e i mercati già ci vedono falliti entro il 2016.

Comments

  1. Davide

    Sarebbe meglio che il nostro caro scrittore si informasse a dovere sulla parola Anarchia prima di abusarne.

  2. piripicchio

    E chi se ne frega di standard and poor (minuscolo volutamente). Manica di venduti che pubblica cazzate a gogò come e quando e con chi gli conviene.
    Occorre dire chiaro a tutti che il debito sventagliato non esiste e che l’Italia ed altri paesi a loro dire PIGS….non hanno debiti assolutamente e quindi non si pagherà niente. Vadano dalle banche che hanno combinato casini, e si facciano pagare da loro. Troppo comodo intrallazzare e poi riversare il frutto delle cazzate (e degli arricchimenti altrui) sul popolino-bue.
    O si prendono i forconi in mano una volta per tutte, o qui ci prenderanno le case e quei 2 soldi che in una vita di lavoro si è messo faticosamente da parte.

    • Caro Piripicchio, possiamo anche dire che il debito non esiste. In fondo con questo premier siamo ormai abituati a sentire tutto e il contrario di tutto. Il debito però c’è, e non è un’invenzione delle banche o di S&P. Non ripagare il debito significa perdere totalmente di credibilità verso gli investitori stranieri: meno infrastrutture, meno ricchezza, meno possibilità di mantenere i nostri standard di vita. Ma soprattutto in pochi sanno e in molti fanno finta di non sapere che il debito pubblico italiano è in gran parte finanziato dagli stessi italiani. Non ricchi banchieri, ma anche piccoli risparmiatori che in tutta la loro vita avranno messo da parte 20, 30 40, 50 mila euro, magari per aiutare il proprio figlio ad acquistare casa. In fondo basta chiedere ad amici e parenti per accorgersi che almeno uno ha acquistato i famigerati Btp. Non ripagare il debito significa rubare i soldi a queste persone. Se qualcuno pensa che questa sia lotta di classe, cade proprio male

  3. Sirio Valent

    Per quanto piacevole, chiudere gli occhi e ignorare la situazione non è molto utile. Sperare in una sollevazione di forconi o ipotizzare che il debito non esiste appare quantomeno ingenuo: bisogna fare i conti con le possibilità reali che si hanno. E questo include, sicuramente, un’azione di noi cittadini, ma attraverso il voto, la protesta costruttiva, la partecipazione. Quella vera.

  4. piripicchio

    Ehhh..già, cari benpensanti e responsabili amici, allora bisogna accettare il ruolo imposto a forza dalla finanza cosiddetta creativa ( vedi leverage, junks bonds, carte revolving o dovrei dire ”revolver”, derivati, maes’ funds senza garanzie di ritorno, ecc.ecc.) senza battere ciglio e prenderlo…..li dove sapete voi, amorevolmente.
    Vedete, io non sono contro una sana economia di mercato, e neanche un ideologo di destra-centro-sinistra. Personalmente, penso che le ‘possibilità reali’ che abbiamo a disposizione siano meno di zero, se è vero che il debito pubblico che si sbandiera è cosi’ spropositato e che sia impossibile matematicamente, anche volendolo, riuscire a saldarlo. La matematica non è un opinione e gli interessi debitori giornalieri superano la capacità di produzione di beni italiana. A questo punto bisogna stoppare. E non è neanche concepibile il salvataggio che la bce (minuscolo) ha offerto alla Grecia, come dare un bel masso ad uno che sta annegando !!! ( Ti facciamo un altro prestito……dai…..nuota…!!).
    Questo scenario dimostra chiaramente che l’unione europea è fallita, perchè deve essere basata su una convergenza di idee, politica, amministrazione ecc, e non semplicemente mediante un euro che è alla mercè di ogni singolo interesse. Solo DOPO avere realizzato tutto ciò precedentemente enunciato, si potrà parlare di Euro ed Unione Europea, avendo una ampia convergenza di politiche e quindi finanziaria. Attualmente chi comanda in europa sono le varie banche (private ahahahaha!) . Qualcuno mi spiega come fa la bce a stampare tutta quella carta moneta chiamata euro senza avere un controvalore in oro o altri beni incontestabilmente di valore?
    In questa giungla vi è L’OBBLIGO di rifiutarsi categoricamente a questo gioco da subito, e dire chiaramente che le banche private responsabili direttamente di questo sfascio, non possono neanche permettersi di pensare di rovesciare sopra il popolino questo enorme macigno caricato ingiustamente sulle generazioni presenti e future. In tutto ciò la lotta di classe non c’entra una beata mazza. E’ una questione di giustizia. Stop.

    • >sia impossibile matematicamente, anche volendolo, riuscire a saldarlo.

      Volendolo lo si può saldare. Alla fin fine al mercato non interessa quanto ne hai, ma che tu riesca a pagare gli interessi. Una crescita decente consente di avere tassi bassi abbastanza da poter pagare interessi e una parte di capitale, anche se il debito pubblico è del 200% del PIL. L’Italia ha un’enorme crescita repressa e molta evasione, per questo ho scritto che non siamo irrecuperabili.

      >Questo scenario dimostra chiaramente che l’unione europea è fallita, perchè deve essere basata su una convergenza di idee, politica, amministrazione ecc, e non semplicemente mediante un euro che è alla mercè di ogni singolo interesse.

      Siamo esseri umani, possiamo sbagliare. L’euro, così come è stato concepito, non funziona per via delle sempre più grandi deroghe ai vincoli di Maastricht. Non è vero, invece, che l’UE è fallita, tutt’altro: ha funzionato per decenni come area economica. Solo che adesso deve diventare un’area politica. Concordo.

      >Qualcuno mi spiega come fa la bce a stampare tutta quella carta moneta chiamata euro senza avere un controvalore in oro o altri beni incontestabilmente di valore?

      La BCE è stata dotata dalle banche centrali nazionali di riserve in oro, dollari e yen.

      >le banche private responsabili direttamente di questo sfascio, non possono neanche permettersi di pensare di rovesciare sopra il popolino questo enorme macigno caricato ingiustamente sulle generazioni presenti e future

      In linea di massima potrei pure concordare, ma le banche, in questo momento, sono in difficoltà perché lo sono i PIIGS, a causa di persone (i politici) che il popolino ha mandato a governare (e ti assicuro che i mediocri non sono solo fra i PIIGS, ma pure fuori, stiamo vivendo un’era di deficit politico impressionante).

  5. Mattia

    Scusate l’OT ma Concordo con Davide
    Non usiamo la parola anarchia a sproposito, ossia come sinonimo di caos, per favore :)

    L’anarchia è tutt’altro. :)

  6. Aldo

    ma se l italia esce fuori dalla comunita europea diventeremmo tutti extracomunitari?