In fiamme il Cie di Lampedusa, cronaca di una rivolta annunciata - Diritto di critica
Scritto per noi da Andrea Onori
Nella giornata di ieri, il centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Lampedusa è stato dato alle fiamme da un gruppo di immigrati tunisini che protestavano da mesi contro i rimpatri di massa, effettuati dalle autorità italiane verso il paese nordafricano. Numerosi gli intossicati tra gli immigrati e le forze dell’ordine, molti i ricoverati al poliambulatorio. Tra questi anche un extracomunitario paraplegico, costretto su una sedia a rotelle.
Il ministro dell’Interno Roberto Maroni, forte dell’accordo stipulato con la Tunisia, non ha mai pensato di tornare indietro: “Il Viminale continuerà i rimpatri degli immigrati come previsto, ovvero con due voli al giorno per 50 persone“. A causa delle ondate di rimpatri assicurati dal Ministro e delle richieste inascoltate dei migranti, nel pomeriggio di ieri la protesta è divampata in pochi minuti. Secondo il ministero, il rogo nel Cie è stato appiccato proprio come una “reazione” di protesta alla ripresa regolare dei voli di rimpatrio dopo la visita del ministro Maroni del 12 settembre a Tunisi.
Il fuoco ha danneggiato gli unici tre edifici del Centro di identificazione ed espulsione che ospitavano circa 1.200 migranti che nella notte hanno trovato rifugio presso il campo sportivo e in altre zone dell’isola, alcuni alla addiaccio. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco che hanno spento le fiamme intorno alle 18:20 e con non poche difficoltà.
Attraverso una nota, l’associazione Save The Children, che si occupa di assistere i minori, ha dichiarato che c’è “grande preoccupazione per l’incendio di contrada Imbriacola a Lampedusa, in particolare modo per le sorti di una decina di minori presenti al momento nel centro, arrivati a Lampedusa nella notte di venerdì 16 settembre”. Secondo Save The Children l’incendio è il risultato di una “situazione di tensione”.
Con toni più duri è intervenuto il sindaco dell’Isola, Bernardino De Rubeis: ‘‘Basta, oggi con l’incendio del Centro d’accoglienza abbiamo superato la soglia della tolleranza – ha detto ai microfoni dei giornalisti – Siamo stanchi di questi delinquenti, vanno subito trasferiti entro le prossime 48 ore. Anche con le navi militari. Adesso siamo stanchi. Il centro è interamente devastato, tutto bruciato, non esiste più e non può più ospitare un solo immigrato. Avevano avvertito tutti su quello che poteva succedere ed è accaduto”.
Dal mese di aprile il ministero dell’Interno impedisce l’accesso nei Centri per migranti ai giornalisti, oltre che ai legali e ai parenti dei detenuti. La rivolta di ieri non è avvenuta per caso, ma nasce da un lungo periodo di insoddisfazione e detenzione dei migranti. Qualcuno – nel gestire l’emergenza – ha da tempo scelto la linea più esasperata. E con la frenesia del rimpatrio, si arriva al pastrocchio. Senza ragionare sulla questione immigrazione e senza mai veder riuniti in un meeting i leader europei per poter discutere della questione, accade poi che ogni Paese si comporta come meglio crede e l’immigrazione diventa una materia politica prima che umanitaria. Senza alcuna cooperazione e senza solidarietà tra popoli sarà difficile “risolvere” il problema.
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D’accordissimo col Sindaco di Lampedusa. La feccia africana e’ sbarcata e sta sbarcando quotidianamente nell’isola ed e’ ora di dire basta, anche con respingimenti in mare, come fanno gia’ da tanto Malta e la Spagna. I delinquenti (nordafricani, albanesi, rumeni, cinesi e di qualunque altra patre del mondo) devo essere cacciati con la forza ed occorre ripristinare il reato di clandestinita’. E’ ORA DI FARLA FINITA COL BUONISMO SINISTROIDE, perche’ non se ne puo’ piu’. Se Bertinotti, Diliberto, Migliore e C. vogliono degli immigrati, devono invitarli ufficialmente A CASA LORO e garantire il loro mantenimento e l’alloggio.
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