Haiti: a 20 mesi dal terremoto ancora senza un governo - Diritto di critica
La ricostruzione nello stato centro-americano, devastato da un sisma di magnitudo 7.0 il 12 gennaio del 2010, fatica a imporsi a causa dell’instabilità politica. Il presidente haitiano Michel Martelly nei giorni scorsi aveva annunciato la costituzione di un Consiglio Consultivo per la Crescita Economica (del quale fanno parte Bill Clinton, il rapper haitiano Wyclef Jean, l’economista e banchiere bengalese Mohamed Yunus, solo per citarne qualcuno), con l’obiettivo di sfruttare al massimo le donazioni internazionali.
Alcuni dubbi sono stati sollevati sulla bontà dell’iniziativa, anche per via dei progetti precedenti, che non hanno ancora portato i risultati auspicati: basti pensare all’Interim Haiti Recovery (IHRC), sorto sull’onda emotiva del terremoto, ma che non ha potuto giovare della stabilità politica del paese. Sono passati quasi quattro mesi dall’elezione del presidente Martelly, ma in più di 120 giorni non è stato capace di formare un governo. Alcuni imputano alla sua inesperienza e arroganza, le cause del fallimento della politica nel paese haitiano. Il Parlamento ha già bocciato e respinto due candidati (l’imprenditore Daniel Rouzier e l’ex ministro di Giustizia Bernard Grousse) per l’incarico di primo ministro e non è certo che il terzo, Garry Conille, ottenga il via libera per guidare la nazione più povera dell’emisfero occidentale.
Conille, 45 anni, ex braccio destro di Bill Clinton e inviato speciale delle Nazioni Unite dopo il sisma, è considerato uno dei papabili. E’ stato proprio l’ex presidente degli Stati Uniti a spingere per la candidatura di Conille. Sta di fatto che impegni lavorativi hanno tenuto lontano da Haiti il ‘futuro’ primo ministro per cinque anni consecutivi, un obbligo previsto nella Costituzione dello stato centro-americano. Già della prossima settimana ci potrebbero essere delle schiarite sulla vicenda. E intanto la situazione nel paese si fa sempre più drammatica: c’è un disperato bisogno di alloggi temporanei per le centinaia di migliaia di haitiani che vivono ancora in squallide tendopoli; occorrono incentivi per l’agricoltura e progetti e nuovi progetti per l’istruzione scolastica. Sono, infatti, circa 500mila i giovani per strada, con l’anno scolastico alle porte.
Avere un primo ministro credibile e per lungo tempo rappresenta la chiave per mantenere intatta la fiducia nei creditori internazionali, visto che devono ancora consegnare la metà dei 4,58 miliardi di dollari promessi per il 2011 (secondo le stime della Banca Mondiale). A complicare le cose, un’epidemia di colera che non risparmia la popolazione haitiana. Il bisogno di una leadership governativa, a questo, punto si fa ancora più impellente.