Al Jazeera, gli immigrati raccontano l’Europa: “Si vive come in Africa” - Diritto di critica
L’Europa raccontata dagli immigrati non è così diversa dall’Africa. “Surprising Europe”, in onda su Al Jazeera, è il primo programma interamente pensato e realizzato dagli immigrati, che raccontano il “Vecchio Continente”, secondo il loro punto di vista. Non solo intervistati, ma anche protagonisti dell’informazione, per promuovere una maggiore consapevolezza. Obiettivo, farsi conoscere e superare “vecchi miti”: chi arriva spesso è costretto a ridimensionare le proprie aspettative, di fronte ai problemi e alle diversità culturali. Ecco, allora, la “sorpresa”, di fronte a una realtà che si immaginava diversa. “Mi hanno colpito cose strane – racconta Ssuuna Golooba, fotoreporter originario dell’Uganda e ideatore del programma-: ad esempio, perché i cani hanno il passaporto e vanno dal parrucchiere?”. L’idea nasce proprio per dare voce agli immigrati africani che vivono in Europa, ai loro sogni, alle loro delusioni. I temi variano, dai matrimoni misti all’inserimento nel lavoro, dal razzismo alle difficoltà burocratiche; a condurre il programma, K-Nel, artista hip hop arrivato dal Kenya.
Per la prima volta, i media affrontano una realtà di cui quasi nessuno parla, superando i pregiudizi di un’informazione non sempre disposta a dar voce a chi non ce l’ha. Spagna, Francia, Italia, Olanda: gli immigrati si raccontano, senza vergogna. Ascoltandoli, i singoli paesi possono riflettere sulle proprie politiche di accoglienza, cercando di promuovere interventi concreti. Sul sito “Surprising Europe” c’è un forum interattivo, dove la discussione è aperta a tutti. Gli immigrati raccontano un’Europa in crisi, lontana dalle aspettative di chi vi arriva per la prima volta: “Alcuni bianchi vivono in condizione di povertà come gli africani – scrive Ssuuna -. È stato uno shock vedere tante persone senza un letto, senza vestiti né cibo”. Ma soprattutto si cerca di gettare le basi per affrontare la realtà dell’immigrazione con maggiore consapevolezza. “Per anni, i governi hanno cercato, inutilmente, di fermare i nuovi arrivi di immigrati – si legge nel sito -, perché non sono mai andati a fondo del problema. Bisognerebbe conoscere le ragioni profonde del perché la gente immigra. Solo così si possono trovare le giuste soluzioni”.
Si discute anche di diritti umani, cercando di interrogarsi sulle leggi che puniscono i cosiddetti “irregolari”. “Spostarsi in un altro luogo, dove si intravedono maggiori possibilità, è un diritto di ogni essere umano: perché metterlo in prigione?”, si chiede uno dei ragazzi.
Il maggior problema è la mancanza di lavoro. Gli immigrati arrivano in Europa pensando di guadagnare: la loro preoccupazione è mantenere la propria famiglia in Africa. Alcune volte, ripiegano sulla criminalità e sulla prostituzione, pur di mandare qualche soldo a casa. Non hanno paura di raccontarsi, perché sanno che le loro esperienze saranno utili agli altri. “Ho cinque figli, sono stato sei mesi senza lavoro – racconta Michael -. In Ghana si vive meglio: quando si parla dell’Europa, bisognerebbe vedere che cosa significa davvero”. Le storie si susseguono. Rose, nigeriana, è arrivata in Italia, con la promessa di un lavoro pulito; poi, invece è stata costretta a prostituirsi. Marie è partita dal Burkina Faso, ha lavorato per anni nei nightclub; ora fa la scrittrice e racconta la vita che si è lasciata alle spalle. Gambia a Barcellona non è riuscito a trovare lavoro legalmente e ha deciso di spacciare droga, pur di far arrivare i soldi in patria. C’è anche qualche storia di successo, come quella di Steven, del Ghana, ora imprenditore ad Amsterdam. Lui pensa che, per affermarsi, gli immigrati debbano lavorare più duramente della gente del posto: “Per poter competere con gli altri, devi essere quattro volte meglio di loro: solo così uno può farcela”.