E il Corsera elenca i siti porno. In homepage - Diritto di critica
Nel famoso musical di Broadway “Avenue Q” (del quale è stata lanciata anche una versione italiana), uno dei brani di punta si intitola “The internet is for porn“. Nella canzone, i vari personaggi ironizzano sulle caratteristiche della rete, utilizzata maggiormente per la ricerca di filmati lussuriosi a discapito del suo fine culturale e sociale. Dalla stessa base è partita l’analisi di Federico Cella, blogger del “Corriere della Sera”, che si è occupato nella rubrica “Vita Digitale” proprio delle tendenze della pornografia online.
Lo studio dimostra che l’afflusso su YouPorn (evidentemente assonante con il più popolare YouTube e reso celebre da tale caratteristica) è diminuito, visto che quest’ultimo raccoglitore di video è stato surclassato dai vari PornHub e RedTube. In realtà, nel post viene esaminato soprattutto il problema dell’ “accesso facile” ai siti vietati ai minori. Il giornalista, tra l’altro, omette di riferire come persino su YouTube possano facilmente trovarsi filmati, essenzialmente “softcore” ma senza censura alcuna, che turberebbero in ogni caso un pubblico più giovane. Con ovvie proteste di associazioni in difesa della particolare categoria di navigatori.
Nell’articolo, che parte dai tabulati delle visite ai singoli network di carattere pornografico, dunque, viene messo in luce il rischio per l’infanzia. Ma il principale quotidiano italiano, facendo apparire per gran parte della giornata di ieri nella homepage il titolo “YouPorn non è più il re delle luci rosse online”, ha suscitato la curiosità dei lettori. La versione web del “Corsera” non è sicuramente sottoposta a filtri e, di conseguenza, chiunque sarebbe venuto a conoscenza dei siti “vietati”. Una situazione ossimorica che stimolerebbe una “certa” clientela a visitare i già citati link, creando di fatto una sorta di pubblicità involontaria.
Lo stesso scenario si crea anche in questa sede, ma la “frittata” non è stata fatta da “Diritto di Critica”. Chi di dovere, per evitare ripercussioni sociologiche, dovrebbe concentrarsi sul determinato traffico convogliato verso i luoghi virtuali menzionati in precedenza. Per iniziare, basterebbe non attrarre gli utenti con “frasi ad effetto”, per poi gridare al “Chi pensa ai bambini?”, come nella migliore delle tradizioni.
Dopotutto, è inutile ergersi a puritani: sfortunatamente per tutti, di “porno” si sente parlare ogni giorno, tra telegiornali, talk-show e reality. Ma pochi se ne accorgono realmente.
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Perdonami la critica, ma mi sembra un articolo piuttosto inutile.
Capisco che il tuo dissenso venga dal fatto che lo stesso Corsera parli di tutela dell’infanzia nell’articolo, ma non penso che quell’articolo abbia fatto male a nessuno, come il porno del resto.I bambini, ai quali (in qualità di genitori) non vogliamo far vedere certi siti, vanno protetti tramite firewall o software appositi, e se anche trovano sul corriere certi nomi di siti porno, con tali programmi di filtraggio non avrebbero modo di visitarli.
In caso contrario, non è certo il Corriere (se anche venisse letto dai bambini) a farglieli conoscere! ;)Ciao,
Lox
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