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Diritto di critica | December 18, 2024

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Quando Gheddafi aiutava la Cia - Diritto di critica

Quando Gheddafi aiutava la Cia

Ricordate Abu Omar? Non fu un caso isolato. La Cia e i servizi britannici erano soliti utilizzare la cosiddetta Extraordinary rendition, non solo con l’appoggio dell’Egitto, ma anche della Libia. Il regime di Gheddafi collaborava attivamente con i servizi segreti occidentali sin dal 2004, anno nel quale il Colonnello dichiarò di rinunciare ad armamenti non convenzionali. Questo è quanto sarebbe emerso da alcune carte ritrovate nel bunker di Gheddafi ed attualmente in possesso a Human Right Watch, organizzazione non governativa internazionale che si occupa di diritti umani.

Il lavoro sporco di Gheddafi. Ai servizi segreti del raìs spettava il lavoro sporco: torturare i sospettati di terrorismo islamico. Secondo le carte ritrovate, gli americani e i britannici sequestravano il sospettato e poi lo trasferivano in Libia. Qui, i fedelissimi del Colonnello, attraverso torture di ogni tipo, estorcevano confessioni e soprattutto informazioni preziosissime. Ma perché proprio la Libia? Il paese nord-africano ha una legislazione più permissiva per quanto riguarda la tortura e, sotto il profilo internazionale, il regime di Gheddafi si è sempre opposto a firmare trattati sui diritti umani.

Gli aiuti occidentali al raìs. In cambio il Colonnello avrebbe ricevuto importanti informazioni sui dissidenti libici all’estero. In particolar modo, sempre secondo le carte ritrovate nel bunker del raìs, i servizi segreti britannici avrebbero fatto intercettazioni telefoniche per conto del regime libico, in modo da prevenire gli spostamenti e le attività dei dissidenti che si erano rifugiati Oltremanica.

Sembra, poi, che Gheddafi abbia ricevuto nel 2004 una bozza di discorso da leggere in occasione dell’annuncio della rinuncia alle armi chimiche, batteriologiche e nucleari. Il discorso, ovviamente, preludeva ad un’apertura del regime verso l’Europa e gli Stati Uniti, la metamorfosi da “canaglia” a paese amico.

La Cia non smentisce. Ancora non è possibile verificare l’autenticità di questi documenti. Per ora la Cia non smentisce, né conferma. Jennifer Youngblood, portavoce dell’agenzia, intervistata dal New York Times si rifugia dietro un “no comment”, ma dichiara che “non deve essere una sorpresa che l’agenzia collabori con governi stranieri per proteggere il Paese dal terrorismo e da altre minacce”. Anche violando i diritti umani?

Comments

  1. paolo

    …la scelta è fra qualche terrorista, privo di ogni senso morale ed intriso di odio religioso e migliaia di persone innocenti decedute nel crollo delle torri, a madrid e a londra …nonchè a mumbai, nairobi, dar es salaam, new delhi…. è una sporca guerra ed è difficile poterla combattere le le sole regole di ingaggio, le bombe intelligenti, gli sbarchi ecc ecc. In ogni guerra ci sono innocenti che pagano. Dalla nostra parte ce ne sono migliaia, dalla loro molto molto meno. E’ vero che ogni innocente è uguale e che ci si augura che ce ne siano sempre meno …ma qui si tratta di sapere da che parte stiamo. Gli americani e gli inglesi, per tradizione e cultura, svolgono un lavoro di controspionaggio ed antiterrorismo a 360° , i paesi alleati si sono ovviamente limitati ad un supporto logistico astenedosi da vere e proprie operazioni di rendition …..Smettiamola per favore di difendere i diritti dei terroristi. Chi abbraccia il corano in una mano ed il mitra nell’altra sa bene a cosa va incontro. Piangere, come Abu Omar, per le cosiddette torture subite, offende il comune senso del pudore oltre che il giuramento da lui fatto a quella jiiad per la quale ha combattuto nei balcani e ha fatto proseliti in italia.