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Diritto di critica | November 21, 2024

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Penati, non tutto il male viene per nuocere - Diritto di critica

Penati, non tutto il male viene per nuocere

Scritto per noi da Normanno Pisani

Nel 1992, “Mani pulite”, condotto dall’oramai famoso pool di Milano, provoca il terremoto giudiziario più imponente della storia della Repubblica. Uno ad uno si ritrovano alla sbarra i dirigenti di tutti i più grandi partiti d’Italia. Le indagini scoperchiano un vaso di Pandora che fa crollare come un castello di carte tutto l’apparato politico italiano, molti partiti vengono distrutti o comunque sono fortemente indeboliti dalla bufera giudiziaria, come la DC, che governava l’Italia dal dopoguerra, o il PSI al potere da 15 anni. Il mondo della politica deve rendere conto al paese di anni di speculazione e di malaffare. Tra tutti i partiti storici, uno solo sembra uscire illeso da questo baraonda giudiziaria, il partito comunista italiano.

Infatti, mentre la prima Repubblica viene sommersa a colpi di arresti, il PCI resta attonito di fronte a questo spettacolo ma saldamente in piedi; alcuni spiegano questa anomalia col fatto che le indagini fossero pilotate, altri invece sostengono che dietro al partito ci fosse un ideale vero grazie al quale i dirigenti ed i quadri intermedi non avrebbero mai preso tangenti; ideale, secondo alcuni,  fortemente rafforzato dalle ingenti somme provenienti da Mosca per il finanziamento del partito.

In seguito le circostanze storiche che ben conosciamo portano il PCI a trasformarsi nel PDS e poi nei DS, dove ritroviamo tutta la nomenclatura del partito comunista. Una decina di anni dopo il partito dei DS viene messo da parte per fare posto al neonato Pd, che doveva portare in Italia un nuovo vento della sinistra europea.

Il Pd era nato male fin dal principio: fondato nel 2008, poco prima della fine del governo Prodi, vede la luce  quando la sinistra Italiana non vive uno suoi momenti migliori. Come se non bastasse, si parla di rinnovamento, quando nel partito si ritrovano le stesse correnti che esistevano nel ‘92 nel partito comunista. La parvenza di democrazia interna che si intendeva promuovere con le primarie, in principio una buona idea, ha suscitato non pochi dubbi poiché,  sembrerà strano, ma i vincitori delle primarie finiscono sempre con l’essere quelli appoggiati da una delle correnti del partito.

L’opposizione morbida ed alcune scelte sbagliate fanno sì che il Pd perda enormemente consensi, andando incontro a disastri elettorali sempre più evidenti. Finalmente quest’anno, soprattutto grazie all’incapacità del governo piuttosto che all’arguzia politica del partito democratico, s’inverte la tendenza. Il Pd ottiene risultati importanti in molte città e sicuramente esce tra i vincitori delle elezioni amministrative e dei referendum. Come si sa, le vittorie in politica sono il miglior antidoto per risolvere le controversie interne  e la sinistra torna ad occupare un posto importante nel panorama politico nazionale.

Qualche settimana fa questo quadretto viene messo in discussione da quella che viene chiamata la tangentopoli della sinistra. Un fulmine a ciel sereno colpisce il Pd con due casi eclatanti come quello di Tedesco e quello di Penati che fanno vacillare tutto ciò che di “buono” aveva fatto il Pd in questi mesi. Infatti ora il Pd deve dare ai suoi elettori una risposta chiara e che sia coerente con la linea del partito.

Infatti non si può criticare Berlusconi per i suoi guai giudiziari e poi non sottoporsi ai processi e gridare allo scandalo. Perciò mentre i politici del PDL se accusati possono sbraitare contro i magistrati, i deputati del Pd devono rispondere alla giustizia soprattutto per una questione di coerenza, vedi il caso Marrazzo.

Se c’è una cosa che mani pulite ha insegnato alla politica consiste nel fatto che le inchieste giudiziarie possono spazzare via partiti come la DC che contavano milioni di iscritti. Proprio per questo, il Partito democratico si trova a camminare sull’orlo di un baratro poiché dalla risposta che saprà dare a questi scandali dipenderà la sua sopravvivenza.

Ci troviamo in un momento nel quale tutto il mondo politico è appeso ad un sottilissimo filo. La crisi, i costi abnormi e la battaglia politica – sempre più aspra e meno centrata sui problemi reali del Paese – rischiano di far cadere il paese nel qualunquismo e nell’ anti-politica. I primi a fare le spese di questi fenomeni sono i partiti più moderati, poiché i loro elettori si astengono o danno il loro voto a partiti più estremisti.

Sicuramente le dimissioni di Penati sono state un passo importante, ma non sufficiente, per rispondere ad uno scandalo che potrebbe seriamente allagarsi a macchia d’olio, colpendo anche altri membri importanti. Bisogna per dare delle risposte agli elettori, lavorare su più fronti.

E’ quindi auspicabile che il partito prenda dei seri provvedimenti per dimostrare che è pulito, magari istituendo una commissione di inchiesta che collabori con la magistratura. Occorre inoltre dare una risposta politica: il partito democratico potrebbe infatti reagire con proposte serie, ritirando fuori il decreto anti-corruzione o con proposte decenti che mirino a ridurre i privilegi della casta. Bisogna dare delle garanzie che convincano, non tanto i magistrati ma gli elettori che sono stanchi di questi scandali.

Per questo il caso delle tangenti nel Pd può anche diventare una grande occasione per fare pulizia mettendo da parte coloro che sono stati rinviati a giudizio  o comunque che abbiano un passato dubbio, ed anche  i “rottamatori” o i disfattisti, quelli che dopo le recenti vittorie sono immediatamente tornati sul carro del vincitore, infine qualche nome che sta in parlamento da troppo tempo. Non si tratta di fare purghe staliniane, ma di mettere da parte nomi non coerenti con l’immagine del Pd che si vuol costruire. Ne potrebbe rinascere un partito più giovane, con una volontà riformista e soprattutto meno diviso che possa rappresentare realmente un’alternativa valida di governo. Inoltre questo cambiamento potrebbe non solo rappresentare un’innovazione, ma un esempio da seguire.

Senza volerlo Bersani si trova a dover scegliere: o rischiare il tutto per tutto e sperare che sia finita qui la tempesta giudiziaria per i suoi, oppure può seriamente prendere in considerazione un’ inversione di rotta nel partito, che rappresenterebbe una ventata di aria pulita di cui c’è tanto bisogno ora.

Comments

  1. Marcello Novelli

    Sono d’accordo con il fatto che questa sia un’occasione importante per il Partito Democratico, l’occasione per “far vedere come si fa” in questi casi. Mi preme pero’ fare dei distinguo e delle sottolineature.

    Innanzitutto Tangentopoli fu la dimostrazione evidente che tutto il sistema era malato, in questo caso Penati e Tedesco sembrano al momento dei casi e, pur essendo personalita’ importanti del PD, non sono figure centrali.

    Un altro punto e’ che il cambiare le persone senza cambiare le modalita’ della politica non serve a nulla, anzi. Di Bersani mi posso fidare per la sua storia politica, ma del “personaggio nuovo” che si fa avanti oggi mi posso fidare? Chi mi assicura che alla prima occasione non si vendera’ per un “piatto di lenticchie”?

    Infine la questione delle proporzioni. E’ grave che personaggi come Penati finiscano in queste vicende (tra l’altro in attesa di un qualsiasi giudizio), ma sbattere in prima pagina la notizia che a casa sua sono stati trovati 11.000 Euro in contanti fa ridere (teniamo conto che un Consigliere Regionale della Regione Lombardia ne guadagna 12.000 al mese).