Cuba apre agli elettrodomestici e al mercato immobiliare - Diritto di critica
Dopo la libertà di viaggiare all’estero, Cuba scopre ora gli elettrodomestici ad alto consumo. Piccoli tasselli verso il consumismo occidentale per un’isola ancora oppressa dal regime della famiglia Castro. A differenza del fratello Fidél, l’attuale lider Raúl fa assaggiare ai cubani piccole porzioni di libertà, libertà che agli occhi degli abitanti di altri Paesi sembrano incredibili per quanto dovrebbero essere scontate.
Condizionatori, forni, docce e cucine elettriche non erano in vendita dal 2003, in nome di quel risparmio energetico che in realtà Fidél imponeva da ben più anni, sin dalla caduta del blocco socialista europeo. Nella Gazzetta Ufficiale di Cuba riappaiono come autorizzati alla vendita anche friggitrici, macchine da caffè, fornelli, griglie, tostapane e scaldabagno elettrici. Raúl Castro aveva già fatto rimuovere la proibizione di comprare apparecchi elettrici come computer e riproduttori di video, oltre che alle innocue biciclette.
Amaro è stato il commento di Yoani Sanchez, la blogger che scrive dall’Havana ed è censurata dal suo stesso Paese: «Mi sento come in un villaggio medioevale – ha scritto – dove soltanto adesso hanno permesso di usare arco e frecce».
A Cuba piano piano il lavoro privato si insinua, ed il governo ha dovuto adattarsi alle nuove esigenze della popolazione. È una sorta di attualizzazione del modello socialista, resasi necessaria dopo le molteplici richieste di licenze private per aprire delle attività. Le più numerose tra quelle concesse da Castro sono di carattere “alimentare”: ristoranti, caffè, punti di ristoro. I ristoranti, in particolare, potranno ospitare fino a 50 clienti, mentre negli anni passati era stabilito il limite di 12 commensali.
E proprio in queste ore un’altra svolta: ai cubani sarà concesso di acquistare o vendere appartamenti, muovendo così il mercato immobiliare. Ogni abitante dovrà comunque possedere una sola abitazione.
Il neoliberismo di Raúl ha spinto il governo ad aprire un settore ricco di possibilità per la futura ricchezza del Paese. Anche se la legge è rivolta esclusivamente ai residenti in pianta stabile nell’isola, i quasi 2 milioni di esuli cubani all’estero hanno apprezzato la novità. A Miami sono molti i cubani che vorrebbero acquistare casa nel loro Paese d’origine, anche in vista di un’ulteriore apertura ai viaggi dagli Stati Uniti, e per aggirare la legge stanno inviando parecchio denaro a soci o familiari cubani che seguano le trattative per conto loro. Un escamotage inevitabile per un’occasione così ghiotta.