Copyright sul web, verso la regolamentazione dell'Agcom - Diritto di critica
Era il 22 aprile 1941 quando per la prima volta in Italia veniva approvata una legge in materia di diritto d’autore. Norma tutt’oggi in vigore, un po’ attempata, sottoposta agli aggiornamenti di rito, ma mai rivista completamente, nemmeno di fronte a quel mostro a tre teste che è l’innovazione tecnologica. Internet in particolare ha sovvertito ogni passata regolamentazione, facendo emergere le carenze di una normativa ormai del tutto insufficiente a sostenere e ordinare i cambiamenti in atto.
Ci ha pensato l’Agcom. Lo scorso 6 luglio, l’Autorità Garante per le Comunicazioni ha approvato lo schema del “Regolamento in materia di tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica”. Nonostante la natura non legislativa dell’Autorità, l’iniziativa di regolamentazione è stata resa possibile grazie alla delega che gli è stata conferita dal decreto Romani in materia di fornitura di servizi media audiovisivi. Attualmente il testo provvisorio è sottoposto ad una consultazione pubblica della durata di 60 giorni, per consentire alle diverse parti chiamate in causa di sollevare proposte e osservazioni in merito.
Il regolamento. Il provvedimento stabilisce che qualora un soggetto accerti la presenza, all’interno di un sito web, di un contenuto di sua proprietà, quindi coperto da copyright, può segnalarlo direttamente al gestore del sito che ha facoltà di rimozione del contenuto stesso entro 4 giorni dalla segnalazione. Qualora il provvedimento preso non risulti soddisfacente alle parti in causa, esse possono rivolgersi all’Autorità, la quale entro 30 giorni si pronuncerà sulla rimozione o sull’eventuale ripristino del contenuto all’interno del sito. Se il gestore del sito non dovesse mettere in atto il provvedimento previsto dall’Agcom, l’Autorità potrà irrogare a questo soggetto una sanzione sino a 250mila euro per non aver rimosso un video di due minuti dalla propria piattaforma o un post dal proprio blog. Il testo stabilisce inoltre che “la procedura dinanzi all’Autorità è alternativa e non sostitutiva della via giudiziaria e si blocca in caso di ricorso al giudice di una delle parti”. Sulla base del riconosciuto principio del fair use, il provvedimento non riguarda i siti non aventi finalità commerciali o di lucro; portali con finalità didattica o scientifica; blog e siti di informazione, cronaca, discussione e commento. La procedura inoltre “non prevede alcuna misura di inibizione dell’accesso ai siti internet”.
“No al bavaglio di Internet”. La rete non ci sta: si susseguono iniziative di protesta nei confronti del provvedimento Agcom, le cui modifiche apportate in sede di delibera non sembrano bastare al popolo del web. In base a quanto stabilito dal decreto Romani, l’Autorità può dettare nuove regole in relazione alla tutela dei diritti d’autore esclusivamente per ciò che concerne l’esercizio dell’attività di fornitura di servizi media audiovisivi. Il regolamento approvato invece riguarda qualsiasi tipologia di contenuto presente in rete. Inoltre la posizione dell’utente che avrebbe “uploadato” il contenuto incriminato è di forte svantaggio rispetto agli altri soggetti coinvolti, in quanto la sua possibilità di difendersi è praticamente nulla. Il provvedimento pertanto sarebbe lesivo della più elementare libertà di espressione del pensiero di cui Internet è sempre stato canale privilegiato. La sanzione di 250mila euro è ritenuta dai più eccessiva e soprattutto assolutamente insostenibile dai siti web più piccoli (che sarebbero la maggioranza). Inoltre la scelta di aprire la consultazione di 60 giorni in concomitanza con il periodo estivo sarebbe stata fatta appositamente per aggirare il dibattito su una materia spinosa, ma indubbiamente di estrema importanza, che avrebbe meritato attenzione in tutt’altro periodo dell’anno.
La battaglia politica. Come ogni questione all’italiana che si rispetti, anche quella sul diritto d’autore in rete è diventata un’autentica battaglia politica. A fianco del web si sono schierate le forze di opposizione, sventolando slogan anti-censura e difendendo la libertà in rete: il governo, attraverso l’opera di regolamentazione dell’Agcom, starebbe mettendo in serio pericolo la vocazione democratica e partecipativa di Internet. L’Autorità si giustifica definendo indispensabile l’azione di tutela della proprietà intellettuale anche nell’ambito del web.
Che l’Agcom si sia lasciata un po’ prendere la mano, allargando i suoi ambiti di competenza, è innegabile. Così come è innegabile la scelta azzardata di conferire eccessivi poteri decisionali a quella che è una mera autorità di garanzia e non certo un autorità giudiziaria. Ed ancora è un dato di fatto la volontà mai troppo celata da parte di soggetti rappresentati del mondo editoriale (in primis quello televisivo) di voler porre limiti alla divulgazione di contenuti non autorizzati in rete; non tanto ai piccoli, quanto ai grandi: la guerra tra Mediaset e Youtube è storia recente. Dall’altra parte, è impensabile e anacronistico continuare a sostenere che la rete non possa e non debba essere in alcun modo regolamentata. Accesso, democrazia, libertà sono espressioni altre rispetto all’anarchia da far west. E allora se di diritto d’autore stiamo parlando, è proprio quello a dover essere rivisto e aggiornato. Il problema forse è che il diritto d’autore c’entra, ma molto meno di quanto si continui a sostenere.
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Governi del Mondo Industriale, stanchi giganti di carne e acciaio, io vengo dal Ciberspazio, la nuova sede della Mente. Per il bene del futuro, chiedo a voi del passato di lasciarci in pace. Non siete i benvenuti tra noi. Non avete sovranità là dove ci si…amo riuniti. Noi non abbiamo un governo eletto, e non abbiamo intenzione di averne, quindi mi rivolgo a voi con non più grande autorità che quella con cui la libertà stessa ha sempre parlato. Io dichiaro che lo spazio sociale globale che noi stiamo costruendo sarà naturalmente indipendente dalle tirannie che cercate di imporci. Non avete alcun diritto morale di governarci e non possedete alcuno strumento di costrizione che dobbiamo realmente temere. I governi derivano i loro legittimi poteri dal consenso dei governati. Voi non avete mai richiesto ne’ ricevuto il nostro. Noi non vi abbiamo invitato. Voi non ci conoscete, e nemmeno conoscete il nostro mondo. Il Ciberspazio non si trova all’interno dei vostri confini. Non pensate di poterlo edificare, come se fosse un progetto di costruzione pubblica. Non potete. E’ un atto della natura e cresce da solo grazie alle nostre azioni collettive. Non siete entrati nel nostro grande e comune dialogo, e non avete creato la ricchezza della nostra piazza. Non conoscete la nostra cultura, la nostra etica, o i codici non scritti che danno già alla nostra società più ordine di quello che potrebbe essere ottenuto con qualunque vostra imposizione. Affermate che tra noi ci sono problemi che voi dovete risolvere. Voi usate questa affermazione come una scusa per invadere i nostri territori. La maggior parte di questi problemi non esiste. Dove ci sono conflitti reali, dove ci sono torti, li identificheremo e li affronteremo con i nostri mezzi. Stiamo creando il nostro Contratto Sociale. Questa autorità nascerà secondo le condizioni del nostro mondo, non quelle del vostro. Il nostro mondo è diverso. Il Ciberspazio consiste in scambi, rapporti e pensiero stesso, disposti come una potente onda nella ragnatela delle nostre comunicazioni. Il nostro è un mondo che si trova dappertutto e da nessuna parte, ma non dove vivono i corpi. Stiamo creando un mondo dove tutti possano entrare senza privilegi o pregiudizi basati su razza, potere economico, militare, o stato sociale. Stiamo creando un mondo dove chiunque ovunque possa esprimere le proprie opinioni, non importa quanto singolari, senza paura di venire costretto al silenzio o al conformismo. I vostri concetti legali di proprietà, espressione, identità, movimento e contesto non si applicano a noi. Sono basati sulla materia. Qui non c’e’ alcuna materia. Le nostre identità non hanno corpi, quindi, al contrario di voi, noi non possiamo ricevere ordini tramite coercizione fisica. Crediamo che con l’etica, con l’illuminato interesse personale e con il benessere comune, il nostro governo emergerà. Le nostre identità potranno essere diffuse attraverso molte delle vostre giurisdizioni. La sola legge che tutte le nostre culture costituenti riconosceranno generalmente è la Regola Aurea. Speriamo di essere capaci di costruire le nostre soluzioni particolari su quella base. Ma non possiamo accettare le soluzioni che voi state tentando di imporre. Negli Stati Uniti, avete creato una legge, il Telecommunications Reform Act, che rinnega la vostra stessa Costituzione ed è un insulto ai sogni di Jefferson, Washington, Mill, Madison, DeToqueville, e Brandeis. Questi sogni devono ora rinascere in noi. Siete terrorizzati da vostri stessi figli, perché sono nativi in un mondo dove voi sarete sempre immigranti. Siccome ne avete paura, voi affidate alla vostra burocrazia la responsabilità di genitori che siete troppo codardi per affrontare. Nel nostro mondo, tutti i sentimenti e le espressioni di umanità, dall’avvilente all’angelico, sono parti di un tutto unico, il dialogo globale dei bit. Non possiamo separare l’aria soffocante dall’aria su cui si scaldano le ali. In Cina, Germania, Francia, Russia, Singapore, Italia e negli Stati Uniti, state cercando di respingere il virus della libertà edificando posti di guardia alle frontiere del Ciberspazio. Questi potranno tenere fuori il contagio per un poco, ma non funzioneranno in un mondo che sarà presto soffocato dai media basati sui bit. Le vostre industrie dell’informazione sempre più obsolete si perpetueranno proponendo leggi, in America e da ogni altra parte, che pretendono di possedere la parola stessa in tutto il mondo. Queste leggi dichiareranno che le idee sono un altro prodotto industriale, non più nobile della ghisa. Nel nostro mondo, qualunque cosa la mente umana possa creare può essere riprodotto e distribuito all’infinito senza alcun costo. Il trasferimento globale del pensiero non ha più bisogno delle vostre fabbriche per avvenire. Questi provvedimenti sempre più ostili e coloniali ci mettono nella stessa posizione di quei precedenti amanti della libertà e dell’autodeterminazione che hanno dovuto rifiutare le autorità di poteri distanti e disinformati. Dobbiamo dichiarare le nostre identità virtuali immuni alla vostra sovranità, pur continuando a consentirvi di governare sui nostri corpi. Ci diffonderemo attraverso il Pianeta così che nessuno potrà arrestare i nostri pensieri. Noi creeremo una civiltà della Mente nel Ciberspazio. Possa essa essere più umana e onesta del mondo che i vostri governi hanno prodotto in precedenza. Davos, Confederazione Elvetica 8 Febbraio 1996
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Concezioni etiche riguardanti il web ( chi può aggiunga, corregga o critichi)
1) Lo spazio web è pubblico .
2) Chiunque lo utilizzi a fini privati per la produzione di un reddito compie un’azione illegale di appropriazione indebita e truffa continuata.
3) Non può essere riconosciuta come organizzazione non criminale chi si arroga il potere di normalizzare le azioni illegali.
4) Solo il popolo web ha il potere di legiferare sullo spazio web.
5) Gli spazi intranet solo se opportunamente isolati dagli spazi web pubblici possono ricadere in una normativa privatistica ed utilizzati per produzione di reddito. Laddove si abbia la possibilità di introdurcisi in un intranet via internet questo è da definirsi non opportunamente isolato e le azioni anche dannose che può subire sono da definirsi non di responsabilità di chi le compie anche con fini non amichevoli.
6)In risposta a tutti i tentativ ad opera non del pubblico di monopolizzare il web al fine di favorire economicamente una parte piuttosto che un’altra e così danneggiando enormente il pubblico stesso si cercherà di favorire in tutte le maniere quegli operatori le cui azioni sono evidentemente un danno ai pochi per il bene dei molti.
7)Il popolo è sovrano e nessuna autorità rappresentativa può definirsi non criminale nel web, dove il governo è solo ed esclusivamente diretto.
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