I ticket sulla sanità, colpire i poveri e salvare la casta - Diritto di critica
Un salasso senza fine. E a rimetterci, solo ed esclusivamente i più poveri. Ecco il nuovo ticket sanitario che da oggi è applicato in moltissime regioni italiane. Si tratta di 25 euro in più sui codici bianchi al pronto soccorso e 10 in più sulle visite specialistiche. Una tassa sui malati che colpisce chi usufruisce delle strutture pubbliche, cioè chi non può permettersi un’assicurazione privata. La maggiorazione dei ticket è stata recuperata da una legge del 2007 attraverso una norma inserita nella manovra finanziaria approvata a metà luglio.
Le regioni sul piede di guerra. I nuovi ticket si sommano a quelli già in vigore, già imposti da ogni singola Regione. E proprio le Regioni sono sul piede di guerra. “Un problema oggettivo e tecnicamente non corretto”, spiega Vasco Errani, governatore della Regione Emilia-Romagna. Se è vero che le Regioni sono libere di introdurre i ticket o trovare forme equivalenti, sarà molto difficile sostituirli in quegli enti locali con un bilancio in rosso. Solo 4 governatori hanno annunciato di aver trovato forme alternative al ticket, ma altri, favorevoli o contrari che siano, si troveranno nell’impossibilità oggettiva di poter decidere.
“Rimodulare i ticket sul reddito”. Il confronto tra governo e regioni proseguirà ancora nei prossimi giorni. Oggi è stato avviato un tavolo tecnico, domani quello politico. “Le Regioni pongono un problema sull’applicabilità del decreto tecnico e dei ticket e contestano nel merito il criterio di attuazione”, ha spiegato Raffaele Fitto, ministro degli Affari regionali. Tra le proposte dei governatori, la rimodulazione dei ticket sulla base del reddito e della tipologia delle prestazioni.
Ed ancora una volta nord contro sud. Alcuni presidenti, soprattutto quelli che guidano regioni virtuose del nord, non vogliono sentir parlare di aumento dei ticket. “Non possiamo pagare per gli sprechi degli altri. Se saremo costretti ci opporremo con i dovuti ricorsi”, spiega Luca Zaia, governatore del Veneto.
I labili confini del codice bianco. La manovra definisce “codice bianco” la prestazione sanitaria “inappropriata” ad un regime di pronto soccorso. In parole semplici, rientrano nel codice bianco quei cittadini che si rivolgono a strutture di pronto soccorso senza una concreta urgenza. A questi il governo impone il pagamento del nuovo ticket, oltre a tutti quei cittadini che ricorrono a visite mediche nelle strutture pubbliche come le Asl. Nel pronto soccorso sarà il medico a stabilire il codice dopo la visita. Farà fede quindi, per il pagamento del ticket, il codice assegnato in uscita. Così, chi si rivolge al pronto soccorso per un mal di pancia, per influenza e per punture di insetti rischia di pagare il ticket.
Così, ancora una volta, saranno le fasce più deboli a pagare i tagli imposti dalla politica. I più ricchi negli ospedali pubblici non ci mettono mai piede.
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Mettere le tasse sulla salute è la cosa più vergognosa che un governo possa fare, approfittandosi anche del fatto che si rivolge ad una struttura pubblica, si trova in una situazione di debolezza, e non ha la forza di protestare. Tutto questo a fronte del fatto che non è capitata una catastrofe esterna e imprevedibile, che richiede il sacrificio di tutti, ma qui il problema è noto da tempo, cosa ha fatto l’attuale governo che degli ultimi 10 anni ne ha governato otto? Il governo attuale, dovrebbe dimettersi per dare un segnale forte, e invece fanno leggi vessatorie continuando sulla loro strada come se nulla fosse.
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