Somalia: siccità e fame, la condanna della popolazione - Diritto di critica
Tredici milioni di persone nel Corno d’Africa, circa tre milioni di somali a rischio malnutrizione e fame. Le difficoltà che si trovano ad affrontare gli operatori umanitari non sono poche e, spesso, non solo logistiche. Organizzazioni umanitarie come Unicef, Unhcr lavorano quotidianamente con i governi locali per fornire aiuti alle popolazioni in Kenya, Etiopia, Gibuti e Somalia. Tuttavia, ampie zone di territorio sono preda dei signori della guerra e di fazioni islamiche. E’ la Somalia uno dei paesi più colpiti, devastato dalla peggiore siccità degli ultimi decenni. Nella capitale Mogadiscio, 300mila persone (su un totale di 2,5 milioni), ogni giorno, non possono essere raggiunti dagli operatori umanitari, anche a causa del gruppo islamico Al-Shabaab.
Qualora le razioni di cibo riuscissero ad arrivare a destinazione, sarebbero insufficienti a coprire il fabbisogno della popolazione. A complicare le cose, nella capitale Mogadiscio è diffuso anche un sentimento anti-occidentale. Il Programma Mondiale di Alimentazione ha cercato di sostenere la popolazione somala, dando vita ad un progetto di alimentazione mirata (integratori per bambini malnutriti e donne in stato di gravidanza e allattamento). L’Onu ha affidato la distribuzione del cibo a diverse Ong presenti sul territorio o al governo locale, ma “l’organizzazione impiega un rigoroso monitoraggio e controllo, affinché le provviste non vengano rubate o vadano sprecate”, fanno sapere delle Nazione Unite.
Un altro metodo è stato quello di collaborare con alcuni istituti scolastici del nord del paese, in modo che ai bambini fosse garantito il pranzo, di solito l’unico pasto del giorno. Questo, da un altro lato, potrebbe incentivare anche i genitori dei piccoli a mandarli a scuola, combattendo il basso tasso di alfabetizzazione somalo (37,8% – 2011). Combinando i costi del cibo, di distribuzione e pagamento del personale, il Programma Mondiale dell’Alimentazione fa sapere come ci sia un deficit di 300 milioni di dollari. Le donazioni, per essere utilizzate come aiuti diretti, richiedono un minimo di due mesi.
Intanto in Kenya, il governo, insieme alle Nazioni Unite, è riuscita a gestire in modo efficiente il grande flusso dei profughi nei campi di Dadaab. Sono circa 400mila i somali stimati all’interno o ai margini dei tre campi profughi della zona. L’Unhcr ha fatto sapere che stanno ricevendo e riceveranno scorte alimentari sufficienti per i prossimi due mesi. Il governo del Kenya aprirà altri due campi profughi: l’ ‘Ifo Extension’ e il ‘Kampios’. Il primo sarà pronto lunedì prossimo e sarà in grado di ospitare 80mila rifugiati, il secondo, dopo il completamento, dovrebbe avere una capienza di 125mila persone.
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