Così scompaiono le scuole di montagna, vittime di tagli e manovra finanziaria - Diritto di critica
E’ una strage silenziosa quella che sta decimando le piccole scuole nei paesi di montagna, tra le più colpite dai tagli e dall’ultima manovra finanziaria. Il processo è sempre lo stesso: si inizia con l’accorpamento di diverse classi, specialmente nei primi anni delle elementari, per avere l’impressione di raggiungere almeno i numeri di una classe normale. Poi, quando anche questo metodo non basta più e non si riescono più a sostenere gli oneri, si finisce per chiudere i battenti. Ed ora, qualcuno inizia a farlo notare: è di ieri infatti il “Documento di Montegabbione” presentato da Legambiente – unitamente a Anci Umbria, Uncem Umbria, Comune di Montegabbione e Provincia di Terni – per illustrare le criticità delle scuole di montagna e, al tempo stesso, il loro valore di presidi socio-culturali.
Il documento chiede l’istituzione di «un tavolo in Conferenza unificata Stato-Regioni sui problemi dei presidi scolastici montani e delle piccole isole» e prende il via proprio dal comune umbro di Montegabbione, che ha lanciato un appello per salvare le scuole di montagna e affrontare in maniera specifica la situazione e i bisogni delle scuole nelle aree più disagiate e decentrate, come appunto i comuni di montagna o le piccole isole. «L’ultima manovra finanziaria – spiega Vanessa Pallucchi, responsabile scuola e formazione di Legambiente – contiene pesanti tagli per l’istruzione e le risorse degli enti locali, che colpiscono proprio le scuole delle piccole isole e dei comuni montani». Il tutto in un Paese come l’Italia, costituito per il 74% del suo territorio da montagna e collina e in cui il 52% degli 8.101 comuni esistenti sono considerati “comuni montani”: il numero comprende sia quelli definiti “parzialmente montani” (655) che quelli “totalmente montani” (3.546).
«Chi ha formulato queste norme – continua Pallucchi – dimostra di non conoscere il funzionamento reale della scuola e di non avere a cuore la promozione e conservazione di presidi scolastici di qualità anche nelle aree montane, così strategiche per uno sviluppo sostenibile ed equilibrato del Paese. Chi ha proposto questi tagli dimostra di non voler realizzare quei principi di inclusione e pari opportunità previsti dalla Costituzione». Legambiente sottolinea in particolar modo il valore sociale e culturale che le scuole nelle aree più distanti dai grandi centri rivestono sul territorio locale e chiede con il “Documento di Montegabbione” una seria riflessione sui problemi del dimensionamento scolastico e l’elaborazione di parametri specifici per queste «realtà territoriali che sono a rischio spopolamento e isolamento».
Eppure è proprio per combattere questo rischio che, sempre ieri, è stata approvata a larghissima maggioranza alla Camera la legge per la tutela e la riqualificazione dei centri storici dei comuni con popolazione pari o inferiore a 5.000 abitanti attraverso interventi integrati pubblici e privati, con il contestuale e obbligatorio impiego di risorse dello Stato e di risorse dei proprietari di immobili privati, di imprenditori e operatori economici. Il testo dovrà passare ora al Senato. «Questi interventi – ha spiegato Tino Iannuzzi (Pd), primo firmatario di una proposta di legge confluita poi con la proposta analoga di Tommaso Foti (Pdl) nel testo unificato varato ieri – prevedono il recupero e la ristrutturazione di edifici privati, la realizzazione di opere pubbliche e di infrastrutture, il miglioramento dei servizi urbani, il consolidamento statico e antisismico degli edifici storici. È previsto il finanziamento per il 2012 di 50 milioni di euro che dovrà essere incrementato nei successivi anni con l’apposito fondo previsto nella legge di bilancio».
Ironia della sorte dunque? Se si considera il fatto che la maggior parte dei comuni montani è di piccole dimensioni, viene da chiedersi come sia possibile incentivare il ripopolamento dei piccoli centri con un recupero architettonico e strutturale, coniugandolo però con un costante e continuato tagli dei servizi più elementari come quello della scuola.