La "macchina del fango" che piace alla politica - Diritto di critica
La macchina del fango. La invocano tutti non appena un’indagine finisce sui giornali. Indefinita, fumosa, malefica e sempre in agguato, la macchinadelfango non manca mai. A giorni alterni viene tirata in ballo dalla destra (per gli articoli contro Berlusconi o chi per lui) dal centro (vedi Fini con la casa di Montecarlo e l’allegra combriccola di Futuro e Libertà bersagliata da Libero o dal Giornale) e da qualche giorno anche dal segretario del Partito democratico, Pierluigi Bersani, per le notizie di indagine su diversi esponenti del suo partito: “da oggi – ha spiegato due giorni fa – cominciano a partire delle querele e delle richieste di danni. Sto facendo studiare – ha proseguito – la possibilità di fare queste richieste di risarcimento come class action perchè essendo il partito una proprietà indivisa, se viene paragonato alla ‘ndrangheta, ebbene in questo c’è un insulto a ciascuno dei suoi componenti”.
Già perché insieme alla macchinadelfango, la parola chiave sùbito successiva nell’eloquio dei leader spesso è “querela”. Invece di rispondere per le rime, di dimostrare con i fatti l’estraneità a certe accuse, la politica – senza distinzione – di solito parte al contrattacco e minaccia azioni penali – a torto o a ragione – nei confronti di questo o quel giornale. Con il risultato che la libertà di stampa e di critica – anche violenta, come è concesso in una democrazia – diventano un pallido ricordo, uno slogan buono per le elezioni o per le campagne di piazza. Il bavaglio – qualunque esso sia, una legge o una minaccia di querela – fa comodo a molti.