Egitto, 300 feriti per il "porcellum" elettorale. La protesta contro le liste bloccate - Diritto di critica
Piazza Tahrir torna all’assalto. La pietra dello scandalo è la nuova legge elettorale: un “porcellum” in salsa egiziana, dominato dalle liste bloccate. I militari tentano così di riportare ai vertici del potere i vecchi califfi di Mubarak, vestendoli del candore del successo ai seggi. Tra il Cairo e Suez torna la violenza di stato contro la violenza di piazza.
Trecento feriti e un morto chiudono una giornata di fuoco in Egitto. I ragazzi del Movimento 6 Aprile hanno tentato di raggiungere con spranghe e coltelli il palazzo del governo provvisorio, accusando la giunta Tantawi di tradire la rivoluzione di febbraio. I militari hanno caricato con lacrimogeni e proiettili di gomma, lasciando sul terreno centinaia di giovani feriti.
Il regime dei militari sta facendo del suo peggio per la nuova democrazia egiziana. Da una parte, il governo Tantawi cerca di insabbiare il processo sugli scontri di febbraio, durante i quali hanno perso la vita 800 persone: alcune manganellate a morte in piazza, molte uccise dai cecchini sui tetti, ancora di più arrestate e uccise sotto tortura nei sotterranei delle caserme di polizia. Mentre Piazza Tahrir chiede giustizia per i martiri, i militari rinviano da giugno a settembre – e ancora da settembre a novembre – la data della sentenza, che coinvolge centinaia di ufficiali in servizio e decine di politici dell’ex regime.
Soprattutto, la giunta militare sta preparando il golpe democratico contro Piazza Tahrir. La nuova legge elettorale prevede infatti un sistema proporzionale a liste bloccate per eleggere i rappresentanti parlamentari. Lo scopo sembra essere quello di recuperare gli “impresentabili” – i fedelissimi di Mubarak, ancora in circolazione e attaccati con le unghie alle posizioni più rilevanti dello Stato. Il voto a liste bloccate consentirebbe loro di tornare legalmente in Parlamento, senza passare per il vaglio degli elettori e ottenendo una nuova “verginità” politica. Anche il rimpasto di governo annunciato da martedì rientra in questa strategia di recupero: Tantawi ha nominato ministri uomini come Mansour el Essawi, ministro dell’interno responsabile degli incidenti al teatro Ballon, dove la polizia ha sciolto con la violenza la manifestazione delle famiglie dei “martiri” di febbraio.
Anche a Suez si sono verificati scontri, ma le motivazioni sono più sfumate. Una piccola folla ha assaltato il commissariato per liberare un uomo accusato di furto – indicato dai ribelli come “uno di loro”. Nella sparatoria ha perso la vita un uomo, decine i feriti: è il terzo assalto di questo tipo nelle ultime settimane, a dimostrazione della profonda spaccatura tra forze dell’ordine e popolo. Ma c’è forte il dubbio che tali “liberazioni” non abbiano nulla a che fare con gli ideali di Piazza Tahrir e siano invece legati alla criminalità.