E se abolissimo le regioni? Idee per una riforma - Diritto di critica
Il putiferio creato sulla mancata abolizione di province è, sotto il profilo tecnico fuori luogo ed anche poco costruttivo. Sul fatto che l’Italia debba darsi una struttura federalista, non è pensabile qualcuno possa ancora avere dei dubbi. E chi ne avesse, dovrebbe con maggiore razionalità guardare alla storia del nostro Paese, da un millennio abbondante a questa parte. Storia è fatta di stati e staterelli, granducati, città marinare, regni serenissimi e delle due Sicilie, stati che hanno per un millennio convissuto nella stessa grande nazione (di Italia se ne parlava già ai tempi dell’Impero Romano) e che hanno però contribuito a formare quelle diversità paesaggistiche, culturali e sociali che rendono il Bel Paese una nazione unica al mondo.
L’Italia su troppi livelli. L’Italia, intesa come Stato, non può più permettersi di sostenere i costi di un apparato istituzionale strutturato su quattro livelli: Stato, Regioni, Province, Comuni. Dunque la proposta di abolire uno dei quattro livelli sembra essere sensata e condivisibile. È altresì evidente che né lo Stato, né i comuni possono essere toccati. Il primo per garantire quel senso di unitarietà previsto dalla Costituzione, i secondi in quanto rappresentanza diretta delle singole comunità. Il problema dunque si sposta sul “conflitto” regioni-province. E se venissero abolite le regioni?
Più vicini al cittadino, meno corruzione, più efficienza. Chiunque abbia nozioni di scienza politica e studi sociologici sa perfettamente che esistono svariate teorie che dimostrano che la burocrazia è più efficiente in relazione alla vicinanza al cittadino. Più c’è questa vicinanza, più la struttura funziona meglio, si dimostra più efficace nel risolvere il problema, ed è meno soggetta ai fenomeni di corruzione e clientelismo. In secondo luogo il cittadino italiano, abituato per la sua storia a vivere di campanilismo, si sente più legato alla provincia piuttosto che alla regione.
Accorpare le province, cancellare le regioni. Ma le province, in questo momento, sono troppe, e alcune devono essere accorpate: ma eliminarle significherebbe non comprendere la natura sociale dell’Italia stessa. Una riforma semplice: basterebbe spostare le materie di competenza regionale previste dal Titolo V della Costituzione sulle province, che in questo modo troverebbero finalmente una loro utilità e un senso. Spostando la burocrazia regionale nelle varie province, adeguando gli organici provinciali alle nuove esigenze dettate da una maggiore mole di competenze. Con l’opportunità di tagliare poltrone inutili e ridurre le spese, ottenendo al contempo l’obiettivo di una maggiore efficienza dell’apparato pubblico, condizione necessaria per poter permettere al Paese di ripartire in fretta.
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un problema sorge quando successi elettorali dipendono dalla distribuzione/promessa di incarichi e posizioni all’interno delle varie amministrazioni locali. Immaginate cosa accadrebbe al feudo di Mastella con una rivoluzione di questo tipo.
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Per me andrebbe fatta un’Italia federale a tutti gli effetti con le regioni completamente autonome e lasciare a livello nazionale solo i servizi primari come sanità, difesa (NON OFFESA) e istruzione
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se è una provocazione va bene, altrimenti cambia mestiere…!
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Fattore K ha scritto: se è una provocazione va bene, altrimenti cambia mestiere…!
Perchè? A me sembra un’idea sulla quale riflettere. E comunque nulla è inamovibile.
Innanzitutto c’è molta confusione, soprattutto da quando si è voluto il federalismo.
Adesso che in parte è partito il federalismo, i comuni sono senza soldi, perchè non ci sono più i finanziamenti statali e sono aumentate le tasse locali a danno dei cittadini, proprio per far fronte a questa carenza. L’esatto contrario di ciò che si voleva ottenere.
Nessuno se n’è accorto, ma siamo lo stato più federalista del pianeta. Pensateci: la suddivisione amministrativa, in stato, regioni, province e comuni è di fatto la migliore e più capillare decentralizzazione che si potesse immaginare.
Il problema qual’è? E’ nel fatto che gli uomini preposti non sanno far funzionare il decentramento. E così ogni organismo è diventato un carrozzone un peso amministrativo, invece di uno strumento per amministrare meglio ed in modo approfondito, che è ciò che consente di fare il decentramento.
Il problema è che non c’è una coscienza civica in chi amministra all’altezza degli strumenti che già esistono.
La dimostrazione evidente è nel fatto che ho citato: hanno rotto per 20 anni con il federalismo, ed alla prima occasione concreta, gli stessi che lo volevano, hanno toppato clamorosamente.
E vi sembra che il ladrocinio di Roma ladrona, sia solo a Roma? E’ dappertutto. I primi inquisiti di tangentopoli li beccarono a Milano.
Son gli uomini che zoppicano, non gli organismi istituzionali, bensì chi dovrebbe farli funzionare.
Perchè anzichè di abolizione, delle province o delle Regioni, non si comincia a discutere seriamente del loro dimagrimento, snellimento e buon funzionamento a servizio della collettività?
Questo è il vero federalismo, di cui abbiamo bisogno.
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