Gioco, sesso e shopping complusivo le "nuove dipendenze" - Diritto di critica
Dipendenze. Una parola che nell’immaginario collettivo tradizionale rimanda immediatamente il pensiero al mondo dell’alcol e del consumo di stupefacenti. Eppure, negli ultimi anni, quest’orizzonte risulta quasi limitato, al punto che è stato necessario coniare una definizione più ampia: “nuove dipendenze”, appunto, per indicare tutti quei comportamenti – sempre più diffusi e socialmente accettati, che non hanno bisogno di sostanze chimiche per la loro attuazione – a cui sempre più persone non riescono a rinunciare e che comprendono ad esempio il gioco d’azzardo, Internet, il sesso oppure lo shopping compulsivo.
A denunciare l’aggravarsi di questi fenomeni di dipendenza – oltre che a riportarne un’analisi approfondita e a dare voce alle testimonianze di persone direttamente colpite da queste patologie – è un volume pubblicato a luglio da Cesvot, “Le nuove dipendenze. Analisi e pratiche di intervento”, a cura di Valentina Albertini e Francesca Gori, che raccoglie anche le esperienze di intervento realizzate grazie all’impegno di associazioni e gruppi nati proprio per contrastare questi fenomeni.
Particolarmente sotto accusa è il gioco d’azzardo: in Italia più di mezzo milione di persone sarebbe affetto da dipendenza ed il fenomeno sarebbe in continua ed allarmante crescita anche tra i giovani compresi tra i 15 e i 19 anni, che in nome del gioco impegnano somme di denaro sempre più ingenti. Secondo i dati dell’Eurispes la fascia più colpita (il 51% dei giocatori) sarebbe invece quella compresa tra i 40 e i 50 anni, ma la percentuale risulterebbe abbastanza alta anche in quella superiore, tra i 50 e i 60 anni.
Una problematica, quella dei rischi connessi al gioco, che risulta in questi giorni particolarmente attuale: da ieri, infatti, il gioco d’azzardo è legalmente arrivato in rete. Se infatti fino a ieri il gioco online era possibile solamente in modalità “torneo” (si comprava il ticket per la partita e il denaro finiva in parte al montepremi e in parte allo stato e ai provider), adesso sarà possibile giocare “cash”, ovvero puntando ad ogni mano soldi veri. La decisione ha suscitato diverse polemiche, prima tra tutte quella dell’associazione Libera di don Luigi Ciotti, che l’ha definita «una scelta che fa diventare malati d’azzardo per legge». Il gioco d’azzardo online risulterebbe infatti ancora più pericoloso di quello classico perché le persone coinvolte sono quasi sempre isolate, meno coscienti delle perdite e dei rischi connessi, oltre che più esposte alle numerose occasioni che il web offre e offrirà al riguardo: e secondo quanto affermato in un articolo di Repubblica da Federico Tonioni (responsabile dell’ambulatorio per la dipendenza da Internet del Policlinico Gemelli), i rischi di cadere nella spirale del gioco d’azzardo aumentano con l’avanzata della crisi economica, che mina l’identità lavorativa di molte persone, rendendole più fragili.
Tra le altre dipendenze prese in esame dal libro del Cesvot, ci sarebbero poi anche le cosiddette “tecnodipendenze” (cellulari, videogiochi, ecc.) legate in particolar modo al mondo di Internet – che metterebbero a rischio almeno il 10% dei navigatori, soprattutto i più giovani, ovvero quelli compresi nelle fasce d’età tra gli 11 e i 14 anni – e le dipendenze da sesso (che in Italia colpirebbe circa il 5,8% della popolazione, prevalentemente uomini) e da shopping compulsivo: in questo caso, le più a rischio sono invece le donne di età compresa tra i 23 e i 31 anni.