Tra crocifissi e compagni, la politica che parla del nulla - Diritto di critica
Un crocifisso anche in Parlamento. È questa la proposta della Lega Nord. “È il simbolo della democrazia”, spiegano. Così ancora una volta la religione viene strumentalizzata proprio dalla forza politica parlamentare più distante ideologicamente dalle posizioni della Chiesa, soprattutto in materia di immigrazione. E mentre l’Italia è tutt’altro a riparo dalla crisi finanziaria, si parla di altro.
Le croci della Lega. “Con sentenza definitiva del 18 marzo 2011 la Corte europea dei diritti dell’uomo, riguardo all’esposizione del crocifisso negli edifici pubblici, ha accolto il ricorso dell’Italia stabilendo con estrema chiarezza che l’esposizione del crocifisso non costituisce alcuna violazione alla libertà religiosa, ma è il riflesso della cultura cattolica, maggioritaria nel Paese”, spiega Maurizio Fugatti, deputato del Carroccio e primo firmatario di una lettera indirizzata al presidente della Camera Gianfranco Fini. Un problema così tanto sentito dalla popolazione italiana che proprio non se ne poteva fare a meno. Più importante dell’abolizione delle province, più importante delle liberalizzazioni e delle riforme, quelle vere. Altro che federalismo.
Siamo compagni o caporali? Ma i leghisti sono in buona compagnia. A sinistra. Nichi Vendola alla presentazione del libro di Goffredo Bettini Oltre i partiti ha annunciato l’addio alla parola compagni. “Nel Pci mi dicevano che non si doveva dire amico, che bisognava dire compagno”, spiega il segretario di Sel. “Ho passato tutta la vita a ripetermi questa frase. Ma ora ho capito che era una stronzata, perché è stato un alibi per molti crimini. Io preferisco stare con molti amici, che mi aiutano a crescere”. Al di là dell’argomentazione che oggi come oggi interessa a quattro gatti nostalgici, la frase poteva anche finire nell’archivio dell’Ansa e lì rimanervi per sempre. Invece, nell’Italia delle polemiche sterili c’è chi è rimasto tanto turbato. Così tanto da infervorarsi e da riempire il sito ufficiale di Sinistra e Libertà di commenti, quasi tutti negativi contro il carismatico (ma mai abbastanza) leader. Ma nel giorno in cui il Parlamento si appresta ad approvare la manovra finanziaria che dovrebbe mettere a riparo l’Italia dalla speculazione finanziaria, Vendola, invece di ignorare una sterilissima polemica, fa un passo indietro e ci ripensa: “Ho semplicemente criticato un’idea che nel vecchio Pci era abbastanza consolidata, che all’interno del partito bisognasse essere compagni ma non necessariamente amici”.
Il nulla: quello che resta. Parlare del nulla per far finta di fare qualcosa. Questo è lo sport preferito di una classe dirigente che, è proprio il caso di dirlo, non sa governare. Lontana dai bisogni delle persone, si fossilizza nella simbologia, nell’identità. Compagni o cattolici sono ancora in cerca di un’inutile identità, senza capire che quello che interessa ai cittadini sono risposte rapide e decise dello Stato e degli enti locali ai loro bisogni. Tutto il resto è (solo) noia.
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Veramente mi risulta che Vendola abbia risposto così. Forse il passaggio completo poteva essere più utile ed informativo:
Caro Bracconi (cari “amici e amiche” di Repubblica),
hai davvero ragione nel sottolineare lo stupore perche’ nel giorno in cui il governo e il Parlamento si apprestano a votare una manovra economica che pesera’ in maniera drammatica sulle famiglie italiane, sui ceti medio-bassi, sui soliti noti, noi stiamo qui, sui blog, sul web, a ragionare su un titolo di agenzia di stampa di dieci giorni fa su compagni/amici.
Ed e’ stupefacente il tentativo di costruire una polemica politica sul nulla, sul vuoto. Non possiamo giocare sulle parole. Addolora molto che i virtuosi del capovolgimento del significato delle parole possano trovare cosi’ tanto spazio nei media, oltre che nei social network. Come e’ stato sottolineato dalle testimonianze di chi c’era a quella presentazione, non ho mai rinunciato ad una parola che mi accompagna sin da quando ero ragazzino: compagno.
Parola che trovo bellissima, e che significa spezzare il pane insieme. Ho semplicemente criticato un’idea che nel vecchio Pci era abbastanza consolidata, che all’interno del partito bisognasse essere compagni ma non necessariamente amici. E talvolta si poteva essere compagni coltivando tenaci inimicizie. Io oggi penso che questa fosse una concezione sbagliata, e che nei luoghi della politica a sinistra bisogna trovare, occasioni di arricchimento umano, occasioni per stringere relazioni interpersonali che possano essere di reciproco giovamento.
Tutto qua. Il resto e’ chiacchera e pettegolezzo. E ora, se siamo d’accordo, prestiamo la nostra attenzione, il nostro impegno, le idee di ciascuno di noi a costruire un’alternativa di centrosinistra in questo Paese. E’ questo che forse ci chiede il nostro Popolo. O e’ chiedere troppo?
Con “amicizia”, Nichi Vendola
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