Il sindaco che si dimezzò l'indennità - Diritto di critica
«Riducendo del 50% i costi di amministrazione, che invece di essere riscossi dai membri del consiglio verranno accreditati in un fondo che rimane a disposizione per le necessità del paese, vogliamo dare un segnale forte dell’ideale civico da cui siamo animati. Non ci candidiamo per un ritorno economico, ma perché siamo orgogliosi del nostro paese e desideriamo contribuire al suo sviluppo». Frasi che in campagna elettorale ricorrono spesso, ma non altrettanto spesso trovano una concreta attuazione. Eppure, talvolta capita che le promesse vengano mantenute: è il caso della nuova amministrazione comunale di Ardesio, un piccolo comune di circa quattromila abitanti nella bergamasca, dove il neo sindaco Alberto Bigoni – eletto in una lista civica – ha confermato in un comunicato stampa ai cittadini il dimezzamento dell’indennità di carica sua e degli assessori annunciato nel programma elettorale di pochi mesi fa.
«Vogliamo recuperare la visione di politica amministrativa come forma di volontariato invece che di profitto – spiega Bigoni a Diritto di Critica – e dare al tempo stesso un segnale forte in un momento di crisi. Ci sembra corretto nei confronti dei cittadini: è troppo comodo pretendere sempre e solo i sacrifici dalla gente, senza che anche la politica si rimbocchi un po’ le maniche». L’indennità di carica lorda prevista per il primo cittadino – in relazione al numero di abitanti del paese – è di circa 2.000 euro al mese: tuttavia, la normativa vigente prevede che essa venga automaticamente dimezzata qualora in sindaco sia un lavoratore dipendente non in aspettativa. «Mi spetterebbero quindi all’incirca 1.000 euro lordi al mese – continua Bigoni – ma come amministrazione abbiamo deciso di non fare i furbi. In campagna elettorale avevamo promesso di dimezzare del 50% la cifra che ci spettava e così abbiamo fatto: 542 euro circa al lordo, per cui verosimilmente la cifra netta della mia indennità sarà infine di circa 300 euro. I soldi così risparmiati resteranno in un apposito fondo a disposizione per le necessità del paese». Bigoni sottolinea infatti come ogni giorno si debba dire a qualcuno – enti locali o associazioni – che mancano i soldi per finanziare i progetti o le iniziative, oppure che i fondi a disposizione sono dimezzati rispetto all’anno precedente. «Eppure – continua Bigoni – a Roma tutti i grandi politici si sciacquano la bocca con le promesse di tagli alla politica, poi di fatto continuano a posticiparne l’attuazione. Ma il momento di crisi è adesso, non si può sempre rimandare».
In un periodo di tagli per i cittadini e di sprechi per la politica, un’iniziativa simile è indubbiamente un segnale significativo. A seguito infatti delle ultime manovre finanziarie i trasferimenti statali a Regioni, Provincie e Comuni sono sempre più ridotti e la mannaia dei tagli colpisce silenziosamente e drasticamente soprattutto i piccoli paesi decentrati, dove la risposta delle amministrazioni alle esigenze dei cittadini è sempre più difficoltosa: scuole costrette a chiudere i battenti e a spostare gli studenti in istituti più grandi, classi accorpate, servizi alla persona sempre più scarsi. E’ di questi giorni ad esempio anche la polemica attorno agli uffici postali nell’area delle valli bergamasche: gli orari di apertura sono stati infatti ridotti all’osso oppure limitati solo ad alcuni giorni, con la conseguente scia di disservizi, code, difficoltà logistiche per gli abitanti (in particolar modo i più anziani), mancanza di contanti. «Mancano i soldi – ha raccontato un’anziana signora di Gandellino, un piccolo centro di montagna poco distante da Ardesio all’Eco di Bergamo, nell’ambito di un’inchiesta portata avanti dal quotidiano sul problema – e allora che fanno? Tagliano. E a farne le spese non sono i politici che decidono tutto dall’altro delle loro poltrone: siamo noi cittadini, che dobbiamo sempre più spesso spostarci nei paesi vicini. Ma i pullman qui in montagna fanno poche corse, a molte ore di distanza l’una dall’altra, e spesso in posta non ci sono abbastanza contanti per tutti. Il mese scorso sono dovuta tornare tre volte in posta per riuscire a ritirare la mia pensione».
-
Sono d’accordo col sindaco, e non posso che ammirarlo. Anche se parlare di volontariato mi sembra esagerato visto che anche dimezzato lo stipendio dei politici permette una vita più che dignitosa …
-
A Lanusei, paese di 5700 abitanti della neo pr. d’Ogliastra (Sardegna), attuale sindaco e sua intera compagine di assesori e consiglieri comunali hanno rinunciato all’indennità di carica dal primo giorno del loro insediamento.
Questo ha permesso di risolvere una miriade di questioni di natura economica che gravavano da anni sulle casse del comune e mai risolte!
Con non poca buona volontà, molta tenacia, e spinti realmente dall’amore per il proprio paese, e non per le poltrone che sarebbero andati a ricoprire, sono arrivati al 4 anno del loro mandato. -
A Pianezza, paese di dodicimila abitanti in provincia di Torino, il nuovo Sindaco, appena insediato, ha pensato bene di raddoppiare quasi la propria indennità e quella degli Assessori, in quanto, dice lui, essendo costretto a lavorare con due assessori in meno rispetto alla precedente giunta, è giusto che l’ indennità risparmiata venga spalmata sull’ indennità degli assessori in carica. Ma non basta perchè a conti fatti la loro attuale indennità è ben più alta dei sei assesori di prima; ma chi paga, visto che i tagli alla politica previsti dalla Finanziaria prevedono un decurtamento dell’ indennità degli amministratori locali? Molto semplice: la differenza viene sopperita dalle imposte e dai tagli che la nuova giunta ha in programma. Mi viene da ridere e piangere contemporaneamente.
Comments