Fa dietrofront l'azienda che voleva licenziare solo le donne - Diritto di critica
Dietrofront per la MaVib: non licenzierà le donne. Il 29 giugno scorso, infatti, l’azienda costruttrice di motori elettrici per gli impianti di condizionamento e fondata 25 anni fa, aveva annunciato di voler lasciare a casa dai 10 ai 13 dipendenti (su un totale di 30) a causa dello stagnamento nella produzione provocato dalla crisi economica: peccato che i licenziamenti avrebbero toccato soltanto i dipendenti di sesso femminile, per una precisa volontà manageriale. Le donne, infatti, a detta dei titolari dell’azienda avrebbero potuto così «stare a casa a curare i figli, e poi, comunque, quello che portano a casa è il secondo stipendio…». Una spiegazione che aveva scatenato la rabbia della Fiom Cgil e l’aveva spinta a indire per il giorno successivo uno sciopero ed un presidio davanti all’azienda milanese, per protestare contro «il becero, offensivo e discriminatorio atteggiamento» della MaVib, con il quale sembrava «di essere tornati nel Medioevo». La discriminazione sulla base del genere era già stata rilevata in precedenza dai sindacati, che avevano sottolineato come alcuni mesi fa 14 dipendenti erano già finiti in cassa integrazione: anche in quell’occasione, solo uno di loro era un uomo.
Oltre al danno del licenziamento, insomma, anche la beffa. Beffa doppia, per di più, perché i lavoratori di sesso maschile – che inizialmente avevano manifestato indignazione per l’atteggiamento dell’azienda e annunciato la volontà di prendere parte allo sciopero del 30 giugno per solidarietà verso le loro colleghe, la maggioranza nell’azienda (18 sono infatti le dipendenti donne, contro i 12 uomini) – pochi minuti prima dell’inizio della giornata lavorativa avevano dato forfait, preferendo entrare a lavorare regolarmente e non partecipare alla protesta.
Ora, a distanza di pochi giorni dal tam tam mediatico attorno alla vicenda, la MaVib fa un passo indietro e decide di non avviare le procedure di mobilità come annunciato in precedenza: l’incontro convocato dall’unità di crisi della Provincia di Milano a seguito del caso ha annunciato l’attivazione a settembre di un tavolo in provincia per capire come muoversi per affrontare al meglio la situazione di stagnamento produttivo causato dalla crisi e per decidere che strumenti utilizzare al riguardo. Tutto sospeso ma la soddisfazione non manca, soprattutto da parte dei sindacati e delle stesse operaie. «I problemi non sono risolti – ha spiegato infatti la Fiom al riguardo – ma consideriamo i risultati odierni come un serio passo avanti sulla strada della soluzione positiva della vertenza, un passo avanti che senza la determinazione delle lavoratrici e l’impegno delle istituzioni locali non sarebbe stato possibile».