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Diritto di critica | November 21, 2024

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La Spagna fa luce sui piccoli "desaparecidos" del regime di Franco - Diritto di critica

La Spagna fa luce sui piccoli “desaparecidos” del regime di Franco


Una delle pagine più oscure della storia spagnola sta per essere riaperta, dopo anni di silenzio. Il procuratore generale di Madrid, Barroso, ha infatti avviato le indagini sul presunto traffico di bambini avvenuto negli anni del regime franchista, e proseguito, secondo gli inquirenti, fino agli anni Ottanta, oltre la morte di Francisco Franco (scomparso nel 1975).

Come tristemente accadeva nelle dittature sudamericane, a partire dagli anni Quaranta migliaia di piccoli venivano tolti alle famiglie considerate nemiche del regime, o comunque ostili al potere del generale Franco, e riaffidati allo Stato o a genitori più “corretti”. La dottrina franchista, ricca di componenti razziste, prevedeva infatti di “salvare” dalla “degenerazione” e dalla “contaminazione” i figli degli oppositori, sin dalla tenera età.

Si trattava dunque di repressione politica e culturale, alla quale si è aggiunto poi un vero e proprio traffico commerciale di bambini, privati così di un’identità e delle loro vere famiglie.

Molte madri erano in carcere per sospette simpatie socialiste, repubblicane, anarchiche, e dopo il parto veniva detto loro che i piccoli non erano sopravvissuti; ai compratori invece si fornivano spesso falsi documenti che indicavano i bambini come figli di tossicodipendenti, orfani o abbandonati in fasce. Il denaro della transazione finiva invece semplicemente sotto la voce “spese mediche”.

Secondo il giudice Baltasar Garzon, che due anni fa ha curato la vicenda, poi archiviata, sarebbero oltre 30 mila i casi sospetti. Ma le associazioni che sostengono le ricerche dei familiari scomparsi riferiscono da anni un numero dieci volte superiore.

La procura di Madrid si è messa in moto per cercare la verità. Sulla scrivania di Barroso (che ha scoperto poco tempo fa di essere stato a sua volta “comprato” presso una suora) sono già aperti 849 fascicoli di casi risalenti agli anni della dittatura.

L’indagine potrebbe diventare di proporzioni gigantesche: i rapimenti dei bambini venivano effettuati con la complicità di infermieri, medici e religiosi, e il quotidiano “Abc” parla anche di parecchi “clienti” di nazionalità non spagnola: «Molti cittadini stranieri sono venuti in Spagna per comprare neonati in forma illegale», si legge.

Il quotidiano conservatore “La Razón” la primavera scorsa contestava l’esistenza di un traffico di neonati, ma in questi mesi l’associazione “Anadir” (Associazione nazionale vittime adozioni irregolari) ha segnalato quasi trecento denunce di casi in tutto il Paese, e ha convinto la giustizia spagnola ad intervenire portando centinaia di testimonianze.

I reati contestati sono traffico, sequestro e detenzione di minori, falsificazione di documenti, simulazione di parto, false testimonianze.

I casi di ricongiungimento tra figli e genitori, spesso anche dopo 40 anni, sono molto pochi. Ma le famiglie vogliono comunque giustizia. Giustizia reale, o, visto il tempo che è passato, simbolica. Ma pur sempre giustizia.