La morte, i proiettili, il sangue, a Roma spuntano i gadget della Banda della Magliana - Diritto di critica
I gadget della Banda della Magliana. Accendini, magliette e applicazioni per Iphone con i volti di “Bufalo”, “Il freddo”, “Libano”, “Il Dandi” e “Patrizia”. Non manca nessuno: è la mafia cinematografica. Non quella della Piovra, che ancora faceva paura. Ma quella di “Romanzo criminale” dove i protagonisti sono belli, avvincenti, dai nomi accattivanti, capaci di raccontare quel volto macho della mafia che tanto ha affascinato e tenuto incollati agli schermi milioni di italiani nei mesi scorsi. Quasi che la morte e i proiettili delle cosche fossero argomenti di fantasia, nati dalla penna di abili scrittori e registi di noir. Non è così.
La mafia a Roma spara. Si spartisce territori e quartieri. Acquisisce attività commerciali, locali, ristoranti. Pratica l’usura. Ricicla il denaro frutto di traffici illeciti.
E ammazzare a bruciapelo un uomo colto all’improvviso nel chiuso dell’abitacolo della sua automobile, non è “da film”, non è “macho”. Così come quei volti stampigliati sugli accendini con quell’aria un po’ trasandata, quasi fossero maldestri poeti maledetti, ritraggono attori non mafiosi. La mafia è un’altra cosa. E le manette e i proiettili sporchi di sangue raffigurati sui gadget – anche qui – sono finzione. La morte, i proiettili, il sangue, sono altre cose. Sono persone. Persone che rantolano per terra dopo essere state crivellate di colpi, persone uccise con un piano orchestrato e vigliacco di attacco a sorpresa. E quando ne hanno trucidato uno, per i criminali “reali” un uomo vivo da uno morto fa poca differenza. Tutto diventa una “cosa”, da possedere o da buttare. Proprio come un accendino.
Una differenza – quella tra realtà e finzione – che quanti sono nati negli anni Novanta rischiano di non riuscire più a cogliere, data la lontananza nel tempo dei fatti della Magliana e la contemporanea vicinanza delle serie tv. E’ la mafia pop.
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premesso che è allarmante il fatto che si parli di eventi che appartengono alla storia (recente e contemporanea) italiana come argomenti di fiction e non come fatti realmente accaduti, che si lucri su tutto, anche sulle tragedie e sulle nefandezze che ammorbano il passato del nostro paese, credo che, nel caso specifico, sia eccessivo dire che si vedono in giro “accessori della banda della magliana”: la serie tv ha fatto successo, a me personalmente è piaciuta, e ovviamente spuntano i gadgets. ciò non significa però che chiunque vada in giro con un accendino del “freddo” (per quanto sia di cattivo gusto) non sappia quanto male ha fatto questa gente al nostro paese. sarebbe come dire che chi porta una maglia del padrino o di scarface ha una velata ammirazione per la mafia d’oltreoceano. probabilmente abbiamo solo davanti un amante del cinema vecchio stile (e con degli ottimi gusti, per di più). la consapevolezza storica manca nel nostro paese, ma non la si costruisce di certo combattendo le serie tv, semmai parlando di storia recente a scuola, invece che concludere i programmi di storia con la seconda guerra mondiale
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completamente d’accordo con il commento precedente di gio.
Purtroppo lo scenario in cui viviamo ora, ma anche dagli anni 70 ad oggi non è cambiato anzi è molto peggiorato quindi i ragazzi nati negli anni 90 non hanno più modelli di riferimento positivi solo il negativo più assoluto.
Sono vittime dei mass media che proiettano solo modelli finti e che non trasmettono nulla di valore ne etico ne morale, solo apparenza e superficialità, quindi, secondo me, non bisogna meravigliarsi se poi vedendo la serie tv romanzo criminale (è piaciuta anche a me che non sono nata negli anni 90) si appassionano e comprano accendini e gadget vari… purtroppo non c’è nessun vero mito da imitare……
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