Il bluff della “politica della sicurezza” a Roma: croce e delizia di un sindaco inadeguato - Diritto di critica
Scritto per noi da Francesco Di Majo*
Ciò che accade a Roma è solo e semplicemente lo specchio della più comune delle realtà di una grande Capitale europea. Anzi. Forse Roma è anche al di sotto del livello di pericolosità che si può osservare a Parigi o Londra. Ma non è questo il punto.
Il punto focale è quello politico. Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che ha vinto più per la sconfitta del centro sinistra che per i suoi meriti, basò la sua campagna elettorale tutta esclusivamente sul tema della sicurezza e della serenità che i cittadini avrebbero dovuto riconquistare votando a destra (che risaputamente incarna l’ideologia dell’ordine e del rispetto pedissequo delle leggi). Ma la sicurezza non è una bandierina da agitare sotto i simboli di partito. È un diritto, un’ambizione. Non si “risovle” il problema della sicurezza, perché, per assurdo, la sicurezza non è un’emergenza. È il normale avvicendarsi dei giorni, della cronaca e della vita sociale.
Detto questo, ci possono essere momenti storici in cui la frequenza di eventi delittuosi o penalmente rilevanti potrebbe fare più scalpore, basti ricordare come nel passato ci sono stati periodi in cui, stando alle notizie di cronaca, sembrava che in ogni strada di Roma ci fosse uno stupratore pronto a colpire, oppure quando ad ogni semaforo ci si sarebbe potuti aspettare un atto di bullismo, anche ai danni di anziani. E, non ultimo, tempo addietro sembrava che essere omosessuale fosse una specie di lettera scarlatta che avrebbe solo provocato atti di omofobia. Il problema è anche di comunicazione, deontologia e mancanza di capacità nel trattare in maniera saggia l’informazione di massa. Ma quella è politica, non comunicazione.
Ammesso, quindi, che non esiste una vera e propria emergenza, che non viviamo a Medellin – in Colombia – e che, seppur deprecabili nel caso specifico, i “casi” accaduti a Roma sono pienamente nella media di frequenza generale di un mondo occidentale che non è proprio quello descritto da Max Weber, bisogna capire perché se ne parli solo sulle pagine di cronaca nera.
Quando un sindaco come quello attuale, Alemanno, aveva promesso che a Roma non ci sarebbe stata più una zona d’ombra, nessun eventuale crogiuolo di malavita e che stupri, omicidi, bullismo, omofobia e quant’altro sarebbero scomparsi se i cittadini avessero votato il centro destra, ha sbagliato. Per due motivi. Primo perché non si promette ciò che non è possibile ottenere, secondo perché la sicurezza è un fenomeno che si gestisce e non si risolve.
Sala Sistema Roma (mai partita di fatto), potenziamento della Polizia Muncipale e del ruolo di prevenzione (l’unica grande differenza con il passato sono i nuovi adesivi “Polizia Roma Capitale” sulla macchine del Corpo), mancanza di raccordo fra forze dell’Ordine e potere politico (sono cambiati già due prefetti a Palazzo Valentini). Questi sono solo alcuni degli aspetti più rilevanti di una sbandierata “Politica della Sicurezza”, che di fatto non ha prodotto nulla, se non paginate sui giornali. Alemanno sarà ricordato come il sindaco della promessa non mantenuta.
Infatti, la “cura” Alemanno ha portato alla non scomparsa degli omicidi, dei pestaggi, dell’abusivismo (in reale e osservabile crescita), bullismo (contro cui le campagne istituzionali sono state affidate al “bullo” Gigi d’Alessio, allora da poco uscito dalla vicenda del pugno sferrato contro un fotografo).
C’è poco da dire, se non che l’arma (spuntata) della lotta contro l’insicurezza sfoderata e lambita in campagna elettorale da Alemanno, è diventata la sua “gogna”, mediatica e politica.
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*Giornalista, collabora con Il Sole 24 Ore e L’opinione
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Ho letto con interesse i due articoli riportati su Alemanno.Vorrei chiedervi che idea avete del protocollo nazionale “Mille occhi sulla citta’” e quanto costera’ a i cittadini la privatizzazione del diritto alla sicurezza ? Grazie
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