Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

Diritto di critica | November 21, 2024

Scroll to top

Top

"Organismi", l'organizzazione parallela alle Nuove Brigate Rosse - Diritto di critica

“Organismi”, l’organizzazione parallela alle Nuove Brigate Rosse

Organismi rivoluzionari combattenti per le Brigate Rosse“. Così si chiamava il gruppo parallelo che nel 1999 chiese a Nadia Desdemona Lioce e Mario Glaesi, allora capi delle nuove BR, di far parte del gruppo terrorista. A tornare sulla realtà di questo gruppo eversivo poco conosciuto è stata due giorni fa Cinzia Banelli, pentita delle Nuove BR, in un’udienza del processo contro alcuni presunti appartenenti a gruppi della galassia terrorista. Nell’aula della prima sezione penale della Corte d’Assise di Roma, la Banelli ha spiegato le ragioni del rifiuto da parte dell’organizzazione di ammettere nelle “Nuove BR” i militanti di Organismi.

Attivo sul territorio romano, il gruppo parallelo avrebbe contattato la Lioce subito dopo l’uccisione del professor Massimo D’Antona, omicidio per cui gli ex Nuclei Comunisti Combattenti cambiarono denominazione, assumendo il nome di “Nuove Brigate Rosse“. “Organismi – ha spiegato la Banelli – non venne cooptato poiché i militanti del gruppo non avevano ancora una pratica armata. Vennero diffidati – ha proseguito – anche dall’utilizzare il nome delle BR“. Quello che è certo, ha spiegato ancora la Banelli, è che “ci sia stato un canale fisico tra le Nuove Brigate Rosse e Organismi. Negli anni successivi non ho saputo più nulla di Organismi”.

Le differenze tra Nuove Brigate Rosse e Organismi, però, risiedevano anche nella concezione stessa della lotta politica: le prime miravano alla ricostruzione dell’organizzazione, i secondi puntavano direttamente alla lotta antimperialista e giustificavano azioni come quella contro la base Nato di Aviano, nel 1993. “Quell’attentato – ha spiegato la Banelli – non rientrava nel patrimonio storico delle Brigate Rosse e lo consideravamo un’azione distinta rispetto all’omicidio D’Antona”.

La Banelli ha poi ricordato tempi e modi con cui avveniva il reclutamento delle nuove leve – sempre singoli e mai gruppi interi – all’interno delle nuove Brigate Rosse: “era necessario non meno di un anno – ha spiegato – venivano infiltrate organizzazioni potenzialmente vicine ai nostri ideali e si cercava di capire quali individui reagissero in modo positivo all’idea della lotta armata. Era un processo molto lungo”.

Rispondendo a una domanda della Corte, la Banelli è quindi tornata sulla vicenda del suo pentimento: “La crisi della mia militanza è durata un anno e mezzo prima del 2003. Nell’organizzazione avremmo dovuto analizzare meglio la nostra solitudine e qualcuno ancora oggi questo non l’ha capita”. Gli omicidi di Biagi e D’Antona, secondo la Banelli non hanno portato alcun frutto. “Non è facile – ha concluso riguardo il suo pentimento – uscire da un organismo mentale prima che organizzativo”.