Il limbo senza fine dei piccoli migranti di Lampedusa - Diritto di critica
Sono almeno 450 i minori non accompagnati che dopo settimane si trovano ancora a Lampedusa o nei centri temporanei di transito sulla terraferma: la maggior parte hanno tra i 15 e i 17 anni e sono originari del Mali. La loro speranza disperata trasformata in un limbo senza fine. Stranded, arenati anche dall’altra parte del mare.
A lanciare l’allarme è l’organizzazione umanitaria Save the Children, che in occasione della riunione del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno ha invitato le istituzioni e le organizzazioni coinvolte nella gestione dell’emergenza al confronto durante la tavola rotonda “Lampedusa, Tripoli, Shousha: i minori e la crisi del Nord Africa. Quale protezione?”. L’organizzazione ha evidenziato come sia di fondamentale importanza dare piena attuazione alle procedure per l’accoglienza dei minori non accompagnati approvata dal Comitato di Coordinamento per l’emergenza umanitaria e rafforzare il controllo affinché i bambini non vengano reclutati dalle organizzazioni criminali e introdotti in giri di sfruttamento pericolosi e illegali. Save the Children ha inoltre rimarcato la necessità di stabilire l’istituzione di un sistema nazionale di protezione per i minori non accompagnati, in modo da garantire loro assistenza e accoglienza adeguate e definire i livelli di responsabilità istituzionali tra Stato centrale, regioni e comuni sul tema.
«Il problema è complesso – ha spiegato Natale Forlani, direttore generale per l’immigrazione del Ministero del lavoro e soggetto attuatore per l’assistenza ai minori stranieri non accompagnati provenienti dal Nord Africa – perché alcuni di questi minori arrivano con una precisa strategia e spesso identificarli è difficile. E questo è vero soprattutto a Lampedusa, dove tutti i giovani che arrivano dichiarano di essere minorenni per poter usufruire della protezione garantita ai minori nel nostro Paese. Va perfezionato il sistema di identificazione». Un problema, questo, che si somma secondo Forlani alla carenza estrema di risorse per un’efficace politica di prima accoglienza dei minori, a fronte soprattutto di una futura manovra finanziaria che renderà il reperimento dei fondi particolarmente difficoltosa.
A seguito della crisi del Nord Africa, da gennaio 2011 solo a Lampedusa, Linosa e Lampione sarebbero arrivate all’incirca 39.560 persone di cui 1.670 minori, all’incirca il 5% del totale. Di questi il 10% sono bambini piccoli accompagnati da uno o da entrambi i genitori, mentre i restanti sono minori non accompagnati: provengono principalmente dalla Tunisia e dai paesi dell’Africa sub-sahariana ed hanno un’età compresa tra i 12 e i 17 anni. Numeri a cui va però aggiunto il dato di quelle persone che le nostre coste non le hanno mia raggiunte: dall’inizio dell’anno sarebbero circa 1.500 le vittime dei naufragi nel Mediterraneo. «L’emergenza del Nord Africa – ha spiegato Raffaela Milano, Responsabile dei Programmi Italia ed Europa di Save the Children – ha il volto di molti bambini: le piccole vittime del conflitto in Libia, i bambini che da mesi nei campi profughi in Tunisia vivono in una sorta di “limbo” senza conoscere il loro futuro, quelli che tentano l’attraversamento del Mediterraneo spesso con esiti tragici e i più “fortunati” che riescono ad approdare a Lampedusa, ma che tuttavia rischiano di non trovare nemmeno in questo caso una accoglienza adeguata».