La Lega con le armi spuntate, a Pontida abbaia ma non morde - Diritto di critica
Alla base leghista Berlusconi non piace, l’alleanza con il premier sta stretta ma la Lega non ha alternative di governo e il suo leader, Umberto Bossi, abbaia ma non morde. A Pontida ieri è andato in scena il “che fare” del Carroccio. Una domanda che di programmatico ha avuto ben poco, di rivendicazione qualcosa e di minaccia poco o nulla. I “messaggi” sulla futura premiership di Silvio Berlusconi alle elezioni del 2013, infatti, più che incutere timore hanno forse fatto sorridere l’alleato che ormai ha ben capito come Bossi non possa che essere la spalla dell Popolo delle Libertà se vuole governare (e viceversa). E da qui al 2013 ci sono altri due anni. Minacce, voce grossa, programmi e scadenze, dunque, fanno parte della coreografia pontidiana utile ad irretire le folle, una sorta di promessa religiosa di salvezza la cui strada verso la realizzazione è però lontana.
La riforma fiscale, indicata come una delle priorità leghiste “a breve termine”, è in realtà già sul tavolo del Ministro Tremonti e non si tratta di nulla di nuovo: per pretenderla non ci voleva Pontida. Lo stesso dicasi per la tiritera dei “ministeri al Nord” e la riduzione delle missioni italiane all’estero: tutti film già visti, questioni non esiziali per il governo.
Diverso il discorso sul patto di stabilità che va a interessare l’elettorato leghista dei comuni e dei sindaci, sensibili al dato “pratico” degli obiettivi sbandierati e raggiunti dai propri leader. Per il resto, tanto populismo.
L’impressione, dunque, è che la Lega sia stata costretta ad alzare i toni ma viva nell’impossibilità di muovere anche solo un passo in qualsivoglia direzione a causa di un impasse che non ha sbocchi né soluzioni se non l’incertezza delle urne. E se all’epoca della nascita di Futuro e Libertà, Il PdL e la Lega avevano qualche speranza di uscire rafforzate da un’eventuale tornata elettorale, adesso quell’ottimismo è scemato sotto i colpi delle amministrative prima e del referendum poi e forse si rimpiange ora ciò che non si fece allora (nell’illusione dei Responsabili).
A parte gli slogan, dunque, a Pontida si è visto ben poco. Tanto da far dire a un incerto premier: “andiamo avanti”. E sarà vero. Sia il PdL che la Lega non possono fare a meno l’uno dell’altro, forti di una sinistra senza proposte, di nuovo litigiosa e capace di accaparrarsi una vittoria – quella referendaria – che non ha contribuito a costruire se non in minima parte (vedi l’IdV). E mentre il carrozzone di Governo prende scossoni e botte da ogni parte, con i diversi conduttori a briglia sciolta – vedi gli exploit di Brunetta e Stracquadanio che certo non hanno giovato alla causa del PdL – il Paese resta invischiato in un Esecutivo immobile, straniato da se stesso, molto simile al peggior Ulivo prodiano. Ma senza un’alternativa.
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