Le stoccate del papa a Brunetta e Maroni: "sostenere i precari e garantire l'accoglienza" - Diritto di critica
Precariato, condizione delle famiglie, crisi economica e accoglienza dei migranti. Mentre a Pontida andava in onda lo show anticlandestini del Carroccio – con il Ministro dell’Interno, Roberto Maroni, che si vantava degli ultimi provvedimenti sui Centri di Identificazione ed Espulsione (Cie) – a San Marino, Bendetto XVI elencava uno dopo l’altro i veri problemi del Paese – ben diversi dalla delocalizzazione dei ministeri – richiamando alla coerenza partiti e leader politici.
“Quest’anno – ha sottolineato il pontefice – si celebra il sessantesimo anniversario dell’adozione della Convenzione internazionale che tutela quanti sono perseguitati e costretti a fuggire dai propri Paesi. Invito quindi le Autorità civili e ogni persona di buona volontà a garantire accoglienza e degne condizioni di vita ai rifugiati, in attesa che possano ritornare in Patria liberamente e in sicurezza”. Una sottolineatura che arriva a pochi dalla decisione del Governo di prolungare a diciotto mesi il tempo di permanenza dei migranti nei Cie. E’ l’ipocrisia dei valori cristiani, sbandierati da molti partiti ma applicati quando fa comodo.
Per diverso tempo, infatti, la Lega è stata considerata da più parti strutturalmente simile alla vecchia Democrazia Cristiana: radicata sul territorio, popolare e soprattutto “ispirata ai valori cristiani“. Peccato che questi ultimi si siano sempre fermati alla famiglia ma mai all’accoglienza del diverso: dal cosiddetto “terrone” per arrivare al migrante che va al nord per lavorare la terra dei polentùn.
I richiami del papa, però, hanno toccato anche un altro tema che alcuni espondenti della maggioranza ultimamente hanno defenestrato dall’agenda politica: il precariato. Nell’attuale fase storica e sociale, ha spiegato Bendetto XVI, non vanno “dimenticate la crisi di non poche famiglie, aggravata dalla diffusa fragilità psicologica e spirituale dei coniugi, come pure la fatica sperimentata da molti educatori nell’ottenere continuità formativa nei giovani, condizionati da molteplici precarietà, prima fra tutte quella del ruolo sociale e della possibilità lavorativa“. Una stoccata che risponde indirettamente anche a quel ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, che solo qualche giorno fa aveva definito i precari come “l’Italia peggiore” (salvo poi tentare una posticcia rettifica).
Secondo Benedetto XVI, infine, si sono ormai affermati “modelli edonistici che ottenebrano la mente e rischiano di annullare ogni moralità. Si è insinuata – ha proseguito – la tentazione di ritenere che la ricchezza dell’uomo non sia la fede, ma il suo potere personale e sociale, la sua intelligenza, la sua cultura e la sua capacità di manipolazione scientifica, tecnologica e sociale della realtà”.
Facendo un parallelo, dunque, da un lato c’è un governo che prolunga i tempi di permanenza nei Cie, dall’altro una Chiesa che – sola insieme a pochi altri – richiama il dovere e la coerenza dell’accoglienza; da un lato un ministro della Repubblica come Renato Brunetta strilla contro “l’Italia peggiore” dei precari, dall’altro la Chiesa invita a non dimenticare le famiglie. L’impressione è che la politica nostrana sia ormai senza bussola. Con un Partito democratico che sale sul carro dei vincitori per il referendum – nella speranza di tornare ad avere un minimo di ruolo – e con una maggioranza composta da pedine impazzite che rilasciano dichiarazioni spesso vaneggianti, senza più un capo né un coordinamento.
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Brunetta mi e’ talmente antipatico e urticante che lo manderei, se vuol mangiare, a fare il pivot in una squadra di pallacanestro. Sono comunque quasi certo che anche tale condizione (di palese inferiorita’) non farebbe scattare in lui alcun pensiero…………
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