Facebook, Youtube e Twitter potrebbero non bastare. Quando alcuni mesi fa Mubarak ha chiuso i “rubinetti” del web in Egitto, si è capito che i social network e i blog non sono sufficienti a coordinare un movimento di protesta o far uscire dal proprio paese notizie, immagini, filmati. Da quel momento ci si è resi conto che è necessaria una rete alternativa, un web “ombra” sul quale i governi autoritari non possano metterci mano, filtrando o bloccando il flusso di informazioni.
Internet “ombra” senza censure. Così Barack Obama, sempre attento ai movimenti di protesta, in particolar modo nel mondo islamico, ha deciso, insieme al Segretario di Stato Hillary Clinton, di stanziare 70 milioni di dollari per realizzare un progetto di “rete alternativa”. Una valigetta 24 ore, un pc, un cellulare e qualche cavo, microantenne e un software per la criptazione del messaggio. Ecco come bypassare la censura del web nei paesi “non liberi”. Attraverso il wi-fi, pc e cellulari sparsi sul territorio sono in grado non solo di dialogare ma anche di creare una vera e propria rete alternativa. Le informazioni viaggiano da computer a computer fino ad arrivare al confine dove, al di là di questo c’è l’ultimo pc di questa rete clandestina connesso al web.
Obama con i dissidenti. È dai tempi della Guerra Fredda che gli Usa non progettavano un’offensiva clandestina di così ampia portata, anche se questa, per quanto ne possiamo sapere, è la prima iniziativa in assoluto di questo tipo volta ad aiutare i movimenti rivoluzionari della Primavera araba, movimenti composti non certo da guerriglieri ma dissidenti spesso disarmati.
Hacker per la libertà. Non è però la prima volta che il governo americano utilizza le nuove tecnologie a sostegno dei movimenti anti-regime. Già da alcuni anni, Washington aiuta i dissidenti cinesi fornendogli software che consentono di falsificare la propria identità in rete, in modo da renderli irriconoscibili dai controlli svolti dal governo di Pechino. Ma questa volta l’amministrazione Obama ha voluto pensare in grande. Giovani hacker sono stati coinvolti in questo progetto. Un esercito di ragazzi super esperti di web e reti, fino a ieri più vicino a Wikileaks che a Washington. Ma adesso il progetto è nobile: difendere la libertà di parola e di informazione nel mondo e così hanno accettato.
Il progetto americano. “Sempre più numerosi sono coloro che nel mondo usano internet, i cellulari e altre tecnologie per protestare o per informare”, spiega la Clinton. “Si tratta di un cambiamento positivo che l’America deve sostenere. Perciò stiamo facendo il possibile per aiutarli a comunicare tra loro e con il mondo intero”.
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