L'ipocrisia della guerra libica, dimenticata da cittadini e pacifisti - Diritto di critica
In Libia continuano i raid – anche italiani – ma nessuno ne parla. Né si trova più mezzo pacifista disposto a manifestare contro la guerra portata nel Paese di Gheddafi. Improvvisamente sono sparite le bandiere arcobaleno, i vari Alex Zanotelli, i cori, le fotine con la bandiera “dei ribelli” dalle iconcine di Facebook. Tutti si sono girati dall’altra parte.
Il mandato dell’Onu, l’ombrello della Nato e un misto di ipocrisia e buonismo deve aver convinto media e cittadini che in fondo qualche bomba possiamo pure sganciarla anche noi. Gli unici a fare ancora un po’ di cagnara sono quelli della Lega. Ma non per amore del popolo di Gheddafi – no – quanto per le conseguenze sull’immigrazione clandestina.
Le bombe della “coalizione”, intanto, proseguono a tartassare Tripoli e le forze lealiste. Qualche volta hanno sbagliato e la segnalazione di civili massacrati dal “fuoco amico” – quello giustificato dalla risoluzione 1973 votata dalle Nazioni Unite – è giunta fino in Europa e verrà esaminata. Anche qui, non c’è stato mezzo pacifista disposto a scendere in strada nel nome della pace. La Libia pare ormai sia stata abbandonata dai più al proprio destino. Al pari della Siria, dove ogni giorno si registrano stragi, i profughi scappano ma nessun pacifista muove un dito davanti ad alcuna ambasciata o consolato siriano. Quello che c’è stato – sporadicissimo rispetto alle manifestazioni cui siamo stati abituati – è stato ben poca cosa. Briciole.
D’accordo – mi si ribatterà – c’erano i referendum. Il nucleare, l’acqua pubblica, il legittimo impedimento. Giusto. Ma di fatto la Libia ormai se la sono dimenticata tutti. A tal punto che non ci si accorge nemmeno che sul sito dell’Aeronautica Militare Italiana non compare da tempo nemmeno una notizia sulle attività dei nostri piloti nei cieli di Tripoli. C’è solo un comunicato che racconta il tipo di armamento usato e sottotitolato “Il potere aerospaziale“, quasi si trattasse di un videogioco. La guerra in Libia non compare nemmeno sotto l’elenco delle “Operazioni Internazionali” (ci sono invece Iraq e Afghanistan), come se non si stesse svolgendo. Che fanno i nostri piloti? Bombardano? Come? Dove? Quando? E soprattutto: chi? Tutte domande dimenticate da cittadini e popolo arcobaleno che non pretendono più risposte dalle istituzioni: in Libia stiamo combattendo una guerra ma non ci pensiamo più.
E per elencare altre ipocrisie – internazionali questa volta – l’Occidente dovrebbe intervenire in Siria, in Iran, in Darfur, in Yemen, in Somalia…giusto per citarne alcune. Sarebbero anche queste guerre giuste. L’impressione, invece, è che si sia scelto il più “debole”, capace di mettere tutti d’accordo in breve tempo e senza troppe difficoltà.
Per non parlare dei tradimenti: Berlusconi era amico di Gheddafi mentre la campagna elettorale di Sarkozy – il primo a far sganciare le bombe sulla Libia – era stata sovvenzionata proprio dal rais.
Il tutto per tacer dei nostri interessi economici: le solerti bombe francesi hanno di fatto interrotto – o fortemente limitato – le attività petrolifere nostrane nella zona. Non una parola da Berlusconi, non una protesta da Frattini che pure è il Ministro degli Esteri. E gli italiani? Per sollievo del Governo, pare adesso pensino ad altro.
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Novembre 4, 2011
Jean MarieVeramente, a casa mia, la risoluzione 1973 dice tutt’altro.
Informarsi magari, prima di scrivere, non fa male.
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