"Chiagne e non fotte", Libero racconta il disastro del centrodestra - Diritto di critica
“Chiagne e non fotte“, una prima pagina da collezione. Di quelle che in poche battute fotografano alla perfezione una situazione. Il numero di Libero in edicola oggi apre con una lettera indirizzata al premier da parte di Vittorio Feltri e con un’apertura di Maurizio Belpietro. Se il primo conclude con un tagliente “Un consiglio e una preghiera: provveda a tutti noi oltre che a se stesso“, il secondo non usa mezzi termini: “Fossimo in lui […] agli elettori – e anche a Obama e Medvedev – annunceremmo di non voler più intervenire sul tema (della giustizia, ndr), promettendo di farlo solo tramite una legge di riforma attesa da 17 anni. Dopo di che, ci dedicheremmo ai problemi veri, quelli di cui l’elettore si aspetta la soluzione. Lo sappiamo: si tratta di questioni difficili da sbrogliare e se il Cavaliere non c’è riuscito fino ad oggi è dura che possa farcela ora. Gli anni passano per tutti e la motivazione anche”.
Secondo Belpietro, inoltre, ad aver pesato negli elettori è stata “l’assenza della speranza, il centrodestra non è stato capace di impersonare il cambiamento“. A questo si uniscono la debolezza dei candidati e la tiritera sulle beghe processuali (e “di letto”, come le definisce Feltri) del premier. A Napoli, in particolare, un elettore su due non ha votato, mentre quasi sette si dieci hanno scelto De Magistris.
“Ci consola però un pensiero – conclude Belpietro – chiunque lo conosca sa che Berlusconi sopporta tutto, tranne di fare la fine del perdente. Animo dunque, ce la si può ancora cavare. A patto di volerlo”. Di volerlo – aggiungiamo noi – tutti insieme. Perché se la truppa decidesse di ammutinarsi e cambiare comandante, il premier da solo potrebbe ben poco.
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Quando il Napoli vinse, per la prima volta, lo scudetto ai danni del Milan, un tifoso napoletano, pieno di inventiva, attrezzò una bancarella con delle ampolline piene d’acqua e gridava ai passanti: “Accattateve ‘e lacreme ‘e Berlusconi!”. (Comprate le lacrime di Berlusconi). Chissà se al medesimo tifoso o a qualche altro napoletano non sia venuta in mente quell’idea tanto favolosa quanto simpatica.
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