Strauss-Kahn, quel punto debole chiamato "donne" - Diritto di critica
A quanto pare, Berlusconi non è l’unica autorità a rischiare grosso a causa della sua passione per le donne. Ad un passo dal realizzare i suoi sogni, Dominique Strauss-Kahn ha perso tutto a causa dei suoi vizi e delle sue pulsioni che non riesce a controllare. Che sia vittima oppure no di un complotto volto ad eliminare il possibile vincitore delle elezioni presidenziali francesi del 2012, quel che è sicuro è che le donne sono il tallone d’Achille del presidente (ormai forzatamente uscente) del Fondo Monetario Internazionale.
Non è la prima volta. Lo scorso 14 maggio Strauss-Kahn è stato arrestato con l’accusa di aver violentato la cameriera di un albergo di New York. Non è la prima volta che Strauss-Kahn è vittima di scandali sessuali. Già nel 2008 finì sui giornali per la sua relazione con una funzionaria dell’FMI di origine ungherese, Piroska Nagy. Ma sono in tanti a poter testimoniare continue provocazioni, flirt, molestie ed insistenze nei confronti di giornaliste o colleghe. Il vizietto delle donne era noto e per questo molti esponenti, tanto della destra quanto della sinistra francese, ritenevano che Strauss-Kahn fosse un candidato a rischio. Gli stessi francesi sembravano accettare questo suo vizio perché il bisogno della sua esperienza in campo economico era più importante. Proprio per questo anche tutte le critiche alla ricchezza eccessiva di del direttore del FMI erano finite nel dimenticatoio.
I socialisti francesi senza candidato. Questo tipo di scandali però sono difficili da accettare in un’istituzione “anglosassone” come l’FMI. Così, al di là di come andranno le cose, la sua carriera risulta ormai compromessa, anche quella politica. Questa vicenda rappresenta un durissimo colpo per le ambizioni dei socialisti francesi che ritenevano Strauss-Kahan l’uomo perfetto per guidare il paese che si trova nel bel mezzo di una crisi finanziaria. Già lo vedevano a scrivere la storia come secondo presidente socialista della Quinta repubblica dopo François Mitterand. Lo slogan “yes we Kahn” non farà in tempo a diventare un tormentone. Probabilmente sarà solamente la sua biografia, che dedica lunghi capitoli alle sue storie extraconiugali, ad avere successo dopo tutta questa storia.
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