Uganda: DDT usato sulla popolazione e sui campi coltivati per sconfiggere la malaria - Diritto di critica
Da sempre gli ambientalisti sono contro l’uso del DDT, il pesticida per eccellenza, utilizzato per debellare la malaria in Europa e negli Stati Uniti. Ora anche un paese come l’Uganda, dove la lotta alla malattia sembra non conoscere tregua, sta pensando all’insetticida, inventato dal chimico svizzero Paul Hermann Muller, come il metodo meno costoso e più efficace contro la puntura della zanzara anofele. Il paese africano ha fatto registrare negli ultimi anni, dal 1998 al 2004, un incremento consistente del numero d’infezioni, passate da 5,5 a 16, 5 milioni. Ed il trend è in continua ascesa.
Nel 2006, l’OMS aveva dato il beneplacito al suo utilizzo (se impiegato correttamente), come strumento di lotta alla malaria, ma potrebbe esserne stato fatto un uso smodato, soprattutto nei paesi africani. Nel 2008 è iniziato l’impiego massiccio di DDT nei villaggi in Uganda, soprattutto nei campi coltivati. Potrebbe essere stata compromesso l’intero comparto dell’agricoltura biologica del paese, con conseguenze devastanti sulla salute umana e su quella animale. Le preoccupazioni avanzate dagli ecologisti riguardano gli effetti a lungo termine del pesticida. Negli Stati Uniti ed in Europa, dove l’utilizzo dell’insetticida è stato vietato negli anni ’70, il veleno contenuto nel DDT ha colpito gli uccelli predatori ed altri animali. Il WWF sostiene di “avere sufficienti prove scientifiche tali da attestare rischi per la salute umana e per l’ambiente”. Il pesticida danneggerebbe lo sviluppo del cervello umano, nei bambini, provocando ipersensibilità, anomalie comportamentali e danni al sistema immunitario. Il DDT, inoltre, sarebbe una delle cause di insorgenza del cancro al seno nelle donne e del diabete.
Secondo l’OMS si riportano casi di malaria in almeno 100 paesi in tutto il mondo e 1 milione di decessi l’anno, soprattutto bambini nell’Africa sub-sahariana. Il programma ‘Roll Back Malaria’, avviato da 90 organizzazioni, tra cui l’OMS, ha l’obiettivo di dimezzare i morti nel continente africano entro il 2020. Ogni anno, secondo un recente studio della Oxford University, sono 515 milioni le persone costrette a combattere contro la malaria, con il 90% dei casi proveniente dall’Africa. In Uganda, le punture della zanzara anofele uccidono tra i 70mila e i 110 mila bambini ogni anno. Il governo del paese centro-africano spende ogni anno una media di 347milioni di dollari per comprare medicine anti-malaria. Una cifra astronomica per una nazione africana. Il primo ministro ugandese ha precisato che entro giugno sarà garantito l’accesso ai centri di cura per il 60% delle persone affette da malaria, entro le 24 ore dal contagio. Saranno, inoltre, distribuite, due milioni di zanzariere ai gruppi vulnerabili, tra cui donne incinte e bambini.
L’effetto del DDT ha una durata compresa tra i 5 e i 12 anni e nel tempo le specie della zanzara anofele hanno sviluppato degli anticorpi che permettono loro di rimanere immuni. L’agricoltura biologica in Uganda del nord, zona dove è stato maggiore l’impiego del DDT, ha permesso a decine di migliaia di persone di sopravvivere, esportando all’estero i prodotti delle piantagioni (30% del totale delle esportazioni). Diverse organizzazioni ambientali presentarono nel 2008 alla Corte Costituzionale ugandese un esposto contro il governo, per denunciare come non ci fu una campagna di sensibilizzazione adeguata, diretta alla popolazione locale, prima dell’impiego del DDT nei campi.
L’Uganda negli ultimi decenni ha fondato la propria economia anche sull’agricoltura biologica, ma alcune delle aziende, con decine di migliaia di agricoltori e fornitori, potrebbe vedersi ridotte le proprie capacità di esportazione. Con i prodotti contaminati, l’Unione Europea potrebbe imporre il divieto di commercio verso i mercati esteri. Insetticida alternativo al DDT è il Bendiocarb, più costoso e meno efficiente. Il nuovo insetticida si sta diffondendo in Uganda, ma è stato bloccato negli Stati Uniti.